Il tribunale di Verona ci dà ragione: anche le coppie unite civilmente all'estero hanno diritto alla carta di soggiorno per il/la partner non comunitario/a
La Questura di Verona il 13 novembre dello scorso anno ha negato il rilascio della carta di soggiorno per familiare di cittadino europeo ad una coppia dello stesso sesso con unione civile sottoscritta in Germania.
L’associazione radicale Certi diritti, che seguiva i ragazzi, lo ha impugnato e l’Avvocata Giulia Perin ha portato le nostre tesi in Tribunale dove la Giudice dott.ssa Raffaella Marzocca ha accolto il ricorso e annullato il diniego della Questura.
Dopo la sentenza di Reggio Emilia del febbraio 2012, facendo riferimento alle normative sulla libera circolazione in Europa, le coppie miste dello stesso sesso che hanno celebrato un matrimonio all’estero, hanno ottenuto il riconoscimento del diritto per il coniuge non europeo di ottenere il titolo di soggiorno di 5 anni. Questa opportunità non era invece fino ad oggi stata chiarita per le coppie che hanno sottoscritto la “sola” unione civile che pure venivano indicati dalla normativa comunitaria, recepita dall’Italia nel D. Leg. 30/2007 ove l’art. 3 recita che “ Lo stato membro ospitante … agevola l’ingresso ed il soggiorno delle seguenti persone: ”a. (omissis … ) b. il partner con cui il cittadino dell’Unione abbia una relazione stabile debitamente attestata con documentazione ufficiale”
In particolare l’ordinanza di Verona afferma:
1) che “agevolare” l’ingresso dei partner non è un invito ma un obbligo a cui gli Stati si devono attenere;
2) che le coppie con la “sola” unione civile devono godere di un trattamento nei fatti privilegiato rispetto a tutti gli altri richiedenti oltre ai coniugi di qualsiasi genere. Questo comporta in Italia, nella mancanza di norme che prevedano la concessione agevolata per i partner con unione civile, che agevolare significa concedere il titolo di soggiorno, salvo dimostrare che la coppia sia fittizia;
3) che le Questura devono esaminare approfonditamente la situazione e la storia di ogni coppia (e conseguentemente permettere loro di documentare la loro relazione) prima di negare il rilascio della carta di soggiorno per familiare di cittadino europeo;
4) che non è necessaria la convivenza per richiedere e ottenere questo titolo di soggiorno.
Gabriella Friso, responsabile della Campagna “Affermazione civile” dell’Associazione radicale Certi diritti afferma: “Questa ordinanza è importantissima perché non solo si applica alle coppie dello stesso sesso ma anche a quelle di generi diversi che si trovano nella stessa situazione dei ragazzi di Verona: sono molti gli/le italiani/e che scelgono per la loro famiglia di sottoscrivere delle unioni civili. Ebbene fino ad oggi la risposta data dal nostro Paese per permettere loro di vivere insieme in Italia era l’invito/ricatto a sposarsi. Quindi questa ordinanza riconosce il concetto moderno di famiglia che l’Europa propone, non limitandola alle coppie matrimoniali, ma includendo i diversi tipi di famiglia che esistono e che il nostro Governo continua ad ignorare. Un ultimo aspetto che tengo a sottolineare è che in questo caso la battaglia per i diritti civili delle persone LGBTI, ha portato un risultato per tutti/e le coppie, come qualsiasi successo ottenuto contro le discriminazioni è un successo di tutta la società civile.”
L’ordinanza del Tribunale Verona del 5 dicembre 2014