Il matrimonio "per tutti" alla francese

L’intervento di Joël Le Déroff al VI° congresso di Certi Diritti

Napoli, 6 aprile 2013

Cari amici, buongiorno,

Sono felice di stare qui con voi per darvi qualche notizia del Codice Napoleone. A parte questa battuta, mi piacerebbe soprettutto tentare di spiegare un paradosso della situazione attuale in Francia, e trarne qualche lezione da tenere presente in Italia quando – speriamo – verrà il tempo di questo dibattito sul matrimonio ugualitario, o “matrimonio per tutti” come viene chiamato in quel momento in Francia.

Di che paradosso parliamo?

Per molte ragioni, la Francia sembrava il paese ideale per l’adozione di questa riforma. I sondaggi, da anni, ci mostrevano un’opinione pubblica favorevole (60% almeno). Il matrimonio in Francia è un’istituzione che già da decenni ha conosciuto un’evoluzione che ha reso semplicemente inconcepibile difendere l’idea di un solo tipo legittimo di famiglie. Ovvero, si celebrano ancora 250000 matrimoni ogni anno, pero i due terzi dei primi figli nasce adesso fuori del matrimonio. Allo stesso tempo, da già 14 anni è caduto il tabù sulle coppie omosessuali, con il voto della legge sui Pacs. I Pacs non hanno risolto il problema dell’uguaglianza, ma sono stati un passo avanti, e soprattutto sono un’istituzione universale, aperta a tutte le coppie – se ne celebrano oggi più di 100000 all’anno!

Eppure, pare che l’adozione del matrimonio ugualitario sia adesso più difficile che in Spagna, malgrado quel contesto demografico e sociale iperfavorevole. Solo due esempi:

– L’altro ieri, una senatore (in francese, i titoli politici si feminizzano, e siccome ritengo sia giusto, farò lo stesso in italiano oggi!), una senatrice di centrodestra è stata svegliata all’alba, al suo domicilio, da protesti rumorosi. Questa senatrice, Chantal Jouanno, peraltro antica ministra dei governi Sarkozy, è stata svegliata da una manifestazione anti-uguaglianza, perché è una dei pocchi parlamentari di centrodestra che si dichiarano favorevoli al matrimonio ugualitario. La folla che l’ha svegliata gritava slogan molto ostili. Qualcuno gritava pure i nomi dei suoi figli in modo minaccioso. Stiamo di fronte a una radicalizzazione delle proteste anti-uguaglianza, che non acettano più la diversità di opinioni nello schieramento politico che considerano loro.

– Un elemento statistico, che ci viene da SOS-Homophobie, la principale associazione GLBT nel campo della raccolta delle denunce di atti omofobici e transfobici. Secondo SOS, il numero degli atti omofobici dichiarati è triplicato dal novembre scorso (l’inizio del dibattito al parlamento).

Vorrei quindi tentare di spiegare alcuni fattori di successo nell’esperienza francese, e alcuni fattori più negativi che ci hanno portato a questa vera e propria ‘strategia della tensione’ (e scelgo queste parole di proposito) scelta da chi si oppone all’uguaglianza.

Fattori di successo:

– Il primo fattore di successo è stato l’azione persistente degli attivisti GLBT nei confronti del mondo politico, e più precisamente dello schieramento politico del centrosinistra. Hanno anche provato di lavorare con il centrodestra al potere dal 2002, però senza molto successo. In quanto al centrosinistra, forse è stato una fortuna il fatto che sia rimasto 10 anni all’opposizione. Già prima del 2002, era globalmente più favorevoli ai diritti GLBT. Il voto dei Pacs, che non era stato facile, appunto per questo era finalmente diventato un evento forte per l’identità della sinistra francese, passando poi a fare parte della sua identità. Si può ricordare che a gestire quel dibattito in parlamento come capogruppo del Partito socialista (Ps) era stato Jean-Marc Ayrault, oggi Primo ministro. Nel 2002 questa sinistra ancora non era pronta a parlare di matrimonio, pero poi l’evoluzione è stata rapida: nel 2002 i Verdi, tra il 2004 e il 2006 il Ps e anche il blocco (post)comunista. La comunicazione con gli attivisti GLBT è stata costante durante questi anni, e spiega quest’evoluzione e l’ulteriore stabilizzazione delle posizioni del centrosinistra. Pensiamo che quando Hollande vince nel 2012, è già la seconda volta che il Ps va alle elezioni presidenziali e politiche con la promessa del matrimonio ugualitario!

– Il secondo fattore è ciò che si può chiamare la cultura “laica-universale” cara a una parte del mondo politico francese (a sinistra ma non solo). Questa cultura non è certamente perfetta, come veremo più tardi, ma il quel caso si deve notare una sua caratteristica: funziona anche come uno slogan capace di entrare a far parte del Dna di une famiglia politica. Cioè, quando un’idea diviene parte di quello che uno schieramento politico considera la propria definizione dell’universalismo laico, quest’idea rimane poi saldemente ancorata. Per questo possiamo dire che il matrimonio “per tutti” gode di un appoggio quasi-unanimo nel centro-sinistra francese, al punto di essere parte dei pocchi elementi di unità culturale che unisce i diversi partiti di questo schieramento, facendo parte della loro identità comune. Si potrebbe anzi dire che questo spiega anche il fatto che il centrodestra del 2013, che da anni a accettato i Pacs dopo averli combattuti violentemente, ha bisogno di costruire oggi un discorso un po curioso che, negando agli omosessuali l’accesso al matrimonio, riconosce loro il diritto a dei Pacs che si dovrebbero addirittura migliorare un pò (senza comunque integrarci i diritti alla ‘genitorialità’). Tornando alla cultura laica e universale della maggioranza politica di centrosinistra, essa viene perfettamente illustrata dai discorsi della Guardasigilli Christiane Taubira nelle Assemblee. Il suo discorso di gennaio all’Assemblea Nazionale era un modello del genere, fatto di due metà uguali: 14 minuti di storia dell’istituzione matrimonio dalla Rivoluzione di 1789 in poi (con già tanti cambiamenti verso più uguaglianza); e poi 14 minuti di celebrazione dell’uguaglianza, dell’universalità e della missione storica della Repubblica francese in questo campo. Discorso poi riciclato (anche se con meno raffinatezza) dai numerosi sindaci socialisti quando rispondono alle carte ostili che i militanti catto-clericali inviano a migliaia!

– L’ultimo fattore di successo risulta dei due primi. Dalla vittoria di Hollande in poi, c’è un’agenda chiarissima, fatta dei suoi impegni di campagna. Quest’agenda contiene il matrimonio ugualitario con l’accesso all’adozione. Cosa precisa. Contiene l’idea (meno precisa) di un’ulteriore riforma del diritto della famiglia, per migliorare alcune caratteristiche dei Pacs e facilitare la vita delle famiglie in cui non ci sono solo due genitori (cosa peraltro importante per le tante famiglie eterosessuali di divorziati!). Hollande aveva anche promesso l’accesso di tutte le donne in coppia alla procreazione medicalmente assistita (detta “PMA”), e aveva promesso una legge per regolare decentemente il cambio di genere legale delle persone trans. Dalla sua agenda alcune cose sono state chiaramente escluse, come la legalizzazione della maternità surrogata, che in Francia viene vista come una perversione da parte del feminismo maintream. Davanti a questa situazione, le associazioni GLBT hanno scelto di fare tutto il possibile per ottenere dal governo il compimento di tutte le promesse del Presidente.

Cosa succederà adesso? Sul matrimonio e l’adozione, possiamo essere relativamente ottimisti ora. Pero vediamo ora i fattori negativi, il cui risultato potrebbe essere di ottenere che la marcia avanti si fermi dopo questa prima riforma (anche se è troppo presto per fare predizioni).

Fattivi negativi:

Tra qualche mese potremo anche dire se questi fattori saranno stati fattori di (parziale) fallimento… Però per introdurre questi fattori, direi che se la Francia si autodefinisce spesso come paese dei diritti dell’uomo, a me pare molto lontana dall’essere davvero la patria dei Diritti Umani. Perché davvero ci manca ancora una concezione chiara di ciò che sarebbero diritti universali applicabili a tutti!

< p>– Il primo fattore negativo senz’altro è la componente assolutista, centralizzata del sistema francese. Nelle istituzioni create da De Gaulle, il Presidente assume da solo la responsabilità delle scelte politiche. Non è davvero così nella Costituzione, però in pratica non ne siamo lontano. In quel caso, bisogna tenere presente che tutto il peso politico di una tensione politica esacerbata dall’opposizione cade sulle spalle di un uomo solo, autodefinito “uomo normale”…

– Il secondo fattore negativo è la scelta fatto dal Governo di Hollande di un dibattito lungo. In un periodo in cui tante leggi economiche e sociali vengono approvate in modo velocissimo dai Parlamenti, con la giustificazione della crisi, è stata fatta una scelta totalmente opposta nel caso del matrimonio “per tutti”. Uno dei risultati più tristi di questa scelta (certo non criticabile di per se, però purtroppo voluta probabilmente per occupare il terreno politico con una riforma meno impopolare dell’austerità economico-sociale…) è stato il tempo dato alle opposizioni per organizzarsi. Dall’estate all’autunno 2012, prima dell’apertura del dibattito in Parlamento, abbiamo vissuto un periodo un pò strano in cui ogni prete, o addirittura ogni persona ostile al matrimonio si vedeva offrire spazi nella stampa, incluso la stampa non ostile all’uguaglianza. Solo perché c’era tempo e che bisognava avere storie da contare ai lettori. Più grave è stato il fatto che questa fase ha datto all’opposizione clericale (più che partitica all’inizio) di organizzarsi. I due ultimi fattori negativi che vedremo adesso hanno preso tutto il loro peso grazie alla durata di quel lungo dibattito.

– Il terzo fattore è la dinamica dell’opposizione politica in Francia. Per causa del sistema politico molto bipolare, c’è una logica che vede lo schieramento dell’opposizione opporsi quasi sistematicamente alla maggioranza eletta. In realtà, non sono pocchi quelli che, nel centrodestra, anche per causa della cultura laica francese, non hanno nulla contro i diritti GLBT. Però la dinamica bipolare ha spinto meccanicamente quasi tutta l’Ump (di Sarkozy) e il piccolo Udi (di Borloo, anche se lui personalmente non ha votato contro) nell’opposizione all’uguaglianza. Pocchi hanno osato fare una scelta diversa, e molti di quelli che si dichiarano in genere favorevoli ai diritti GLBT scelgono l’astensione che il voto a favore del matrimonio. Dobbiamo anche dire che le divisioni interne all’Ump appena prima del’apertura del dibattito parlamentare hanno rafforzato il bisogno sentito dal centrodestra di una specie di ‘sacra unione’ contra il matrimonio per tutti.

– L’ultimo fattore che giocca contro l’uguaglianza è l’efficacia della comunicazione dell’opposizione clericale e sociale, fuori dei partiti. Nel 1999 (contro i Pacs) si era lasciata rappresentare da protagonisti caricaturali. Stavolta invece ha scelto rappresentanti più in gamba, di apparenza moderna, che sanno cominciare ogni frase con l’ormai famoso: “je ne suis pas homophobe, MAIS…” (mais se vi potete sposate sarà un pericolo sociale, mais se potete avere figli sarà la fine dell’umanità, mais comunque nego il fatto che già avete dei figli… Insomma: mais in realtà sono violentemente omofobico!). Due esempi di quel discorso molto efficace, di cui credo che anche qui in Italia potrebbe succedere. Primo, la scelta del leader: in Francia le manifestazioni anti-uguaglianza sono guidate da una tale Frigide Barjot (un soprannome ovviamente. Frigide si capisce il senso, Barjot vuol dire più o meno “pazza”). Questa donna, che pare di dire di no al matrimonio dei gay tornando dal Gay Pride e vestita di rosa, a prima vista pare molto moderna. Una comica, che a anche cantato canzoni quasi pornografiche. In realtà (e la stampa ne ha parlato troppo poco) ha legami con l’estrema destra francese più reazionaria e tradizionale. Si vede nel suo discorso ipercattolico, ma anche nelle sue scelte di vita personali: il prete che ha scelto per sposarla non è che uno dei pocchi preti francesi che aveva pubblicamente giustificato l’uso della tortura in Algeria durante la guerra d’indipendenza di quel paese! Secondo esempio: l’opposizione cattolica prova di creare e manipolare paure utilizzando la xenofobia, associata a quel fondo culturale anti-americano o anti-anglosassone così presente nei nostri paesi. Al centro di questa strategia è la parola “genere”, che viene da loro definito come straniera, pericolosa, caricata di un potere malefico pronto a distruggere la nostra società grazie alla “teoria del genere”. A parte che non esiste un’unica teoria del genere, e che delle gender studies ce ne sono anche in paesi non anglosassoni, io mi spavento sempre del successo di un discorso cosi privo di senso – se uno pensa che la parola genere viene proprio dal latino, e che è stata introdotta in inglese dai Normandi tramite il francese medievale!

Purtroppo, questi fattori, se non riescono a far cambiare la maggioranza dell’opinione pubblica, ne radicalizzano sempre più la parte ostile all’uguaglianza, generando ciò che già ho chiamato una ‘stategia della tensione’, e ciò con qualche esito.

Qualche raccomandazione per gli amici italiani…

Per concludere, e come mi era stato chiesto da Enzo e Yuri, tenterò, sulla base dell’esperienza francese, di dedurre alcuni consigli che spero potranno essere utili in Italia quando verrà l’ora di un dibattito sui diritti uguali per tutte la famiglie.

– La prima cosa – so che già lo state faccendo – è il lavoro programmatico, dentro del movimento GLBT e al contatto dei partiti politici, possibilmente con tutti gli schieramenti (anche se non è sempre facile lavorare con tutti gli schieramenti nei nostri pesi di cultura cattolica);

– La seconda cosa che vorrei dire è che bisogna fare di più. Quando si apre un dibattito di questo tipo, ognuno vuole dire la sua. I più ostili, ovviamente. Però anche molti esponenti di media o partiti che sarebbero o potrebbero essere piuttosto favorevoli all’uguaglianza, ma che non si sono mai preparati e che non hanno un discorso coerente e sostenuto. Come potete prepararvi anche per loro? Difficile ovviamente. Il mio consiglio è di scrivere modelli giuridici, proposte di legge, e di condividerli quanto più possibile. Non si potrà mai fare abbastanza, pero è il modo migliore per proteggersi degli effetti secondari che producono le dichiarazioni poco preparate provenienti da opinion-makers benintenzionati! In particolare, pensate alla stampa liberale e progressista, che forse non cambia l’opinione pubblica da sola, ma che sempre è un punto di riferimento per i politici che un giorno saranno quelli che proporranno le riforme.

– La terza cosa è piuttosto ovvia ma va ripetuta: mai fidarsi dell’idea che la stori va nella direzione giusta, la direzione del progresso. Nella storia non c’è nessun automatismo. Se adesso i cattoclericali hanno imparato a maneggiare una comunicazione moderna e rosa!

– La quarta cosa, che ho imparato io dal dibattito francese: non potete contare sugli altri (la stampa, i politici) per sottolineare le contraddizioni degli oppositori. In Francia, i cattoclericali ripetono che Hollande dovrebbe occuparsi di assunti più importanti (l’economia, la disoccupazione), e allo stesso tempo dicono che bisogna avere un dibattito più lungo sul matrimonio, anzi un referendum (in un paese in cui si utilizza molto meno di quanto succede in Italia)! Dicono che vogliono un referendum però che questo dibattito non dovrebbe essere una priorità! Ma i media di oggi vogliono storie piuttosto che analisi, e sono ben pocchi gli articoli o i reportage che smascherano queste contraddizioni.

Spero di avere formulato elementi di analisi utili. Mi fermerò qui, non senza augurarci l’avvento di una vera cultura dei diritti e dei diritti umani nella politica francese, italiana e europea!

Link: http://www.radioradicale.it/scheda/376967/verso-luguaglianza-iomimpegno-org-contro-il-proibizionismo-sui-corpi-e-sugli-affetti-6-congresso-nazionale

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