Omicidio David Kato Kisule: interrogazione dell'On. Mecacci

 

Interrogazione presentata dal deputato radicale Mecacci in Commissione esteri e risposta del sottosegretario Vincenzo Scotti. 

Interrogazione a risposta in Commissione 5-04134

presentata da MATTEO MECACCI martedì 1 febbraio 2011, seduta n.427
MECACCI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri.- Per sapere – premesso che: 

il 26 gennaio 2011 è stato barbaramente assassinato in Uganda, a Namataba – Mukono District, a circa 15 kilometri da Kampala, David Kato Kisule, esponente africano del movimento dei diritti civili, dirigente dell’Associazione Smug (Sexual Minorities Uganda), iscritto all’Associazione Radicale Certi Diritti; 

il 16 ottobre 2010 la rivista ugandese Rolling Stone pubblicò in prima pagina le foto di 100 attivisti omosessuali (o presunti tali) ugandesi chiedendone l’arresto. Tra le 100 foto vi era anche quella di David Kato Kisule, l’esponente più noto del movimento. In Uganda, come in altri paesi africani, il clima di odio contro le persone omosessuali è alimentato dal fondamentalismo religioso dei predicatori evangelisti che trovano terreno molto fertile tra la popolazione che vive nella miseria e nella disperazione. L’Alta Corte ugandese, in un ricorso presentato dagli attivisti dell’Organizzazione Smug contro la rivista Rolling Stone, aveva dato ragione agli attivisti per i diritti delle persone lesbiche e gay condannando il giornale alla chiusura e al risarcimento dei danni causati alle persone omosessuali; 

David Kato Kisule, lo scorso novembre 2010, grazie ad anche all’intervento dell’Ong Non c’è Pace Senza Giustizia, aveva partecipato a Roma ai lavori del IV Congresso dell’Associazione Radicale Certi Diritti e aveva denunciato le gravi persecuzioni di cui sono vittime le persone omosessuali in Uganda; 

molte Ong internazionali si erano mobilitate in diversi paesi del mondo contro questa barbarie. Il Parlamento Europeo, grazie alla campagna internazionale di Non c’è Pace Senza Giustizia, aveva approvato una Risoluzione di condanna nei confronti dell’Uganda. I parlamentari radicali avevano chiesto ripetutamente al Governo italiano di intervenire per scongiurare rischi e pericoli nel paese. David Kato dopo aver partecipato a Roma ai lavori del IV Congresso di Certi Diritti, era stato anche audito a Bruxelles dalla Sottocommissione Diritti Umani del Parlamento Europeo; 

David Kato Kisule, poco prima di essere ucciso, era stato invitato a partecipare ai lavori del 39o Congresso del Partito Radicale Nonviolento, transnazionale e transpartito che si svolgeranno a Chianciano dal 17 al 20 febbraio 2011 per aggiornare i congressisti dell’aggravamento della situazione, sul fronte dei diritti civili e umani in Uganda; 
a seguito dell’assassinio di David Kato Kisule, il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, la Segretario di Stato, Hillary Clinton, il Presidente del Parlamento Europeo, il Sindaco di Parigi, autorità di Governo di molti paesi di tutto il mondo occidentale, Associazioni e Ong che operano nel campo dei diritti umani, hanno espresso forte condanna per il grave atto di violenza avvenuto in Uganda. In Italia soltanto Marco Pannella, leader dei radicali, alcuni parlamentari radicali e alcune Associazioni hanno ricordato del coraggioso impegno di David Kato Kisule; 

attualmente, grazie alle pressioni internazionali di Governi e Ong internazionali il Governo ugandese ha bloccato l’iter della legge che prevede la condanna a morte delle persone omosessuali anche se nel codice penale gli atti omosessuali continuano ad essere gravemente perseguiti; la stessa Associazione ugandese Smug, insieme ad altri organismi ugandesi e internazionali, chiedono che quanto prima il Governo intervenga per garantire l’incolumità degli altri attivisti omosessuali e vengano quanto prima cancellate le legge persecutorie nei confronti delle persone omosessuali -: 

per quale motivo il Governo italiano non sia intervenuto per condannare il grave atto di violenza che ha causato la morte di David Kato Kisule; 
quali iniziative intenda adottare il Governo italiano per la promozione e la tutela dei diritti civili e umani delle persone omosessuali in Uganda; 

quali iniziative anche in ambito di Unione Europea intende promuovere il Governo italiano affinché nei rapporti bilaterali con l’Uganda venga posto tassativamente come vincolo di ogni aiuto e cooperazione il rispetto dei diritti civili e umani; 

se il Governo non ritenga urgente intervenire nell’ambito della Cooperazione internazionale con l’Uganda affinché vengano promosse apposite campagne contro il fondamentalismo religioso e che le regole promosse con fanatismo e odio non diventino leggi dello Stato e venga mantenuta la necessaria distinzione tra leggi dello Stato e regole proposte dalle organizzazioni religiose.

Risposta del Sottosegretario Scotti:
Di fronte al terribile omicidio di David Kato Kisule, l’Italia ha ritenuto che una ferma presa di posizione dovesse provenire dall’Unione Europea nel suo insieme, proprio per far sentire la voce unica di tutti i partner comunitari nel sottolineare l’importanza del rispetto dei diritti umani in Uganda. Il giorno dopo l’assassinio gli Ambasciatori comunitari a Kampala hanno, quindi, emesso una dichiarazione in cui, nell’esprimere a nome dell’Unione Europea dolore e cordoglio, hanno chiesto alle autorità locali di fare piena luce sull’episodio ed assicurare i responsabili alla giustizia. Come ricordato dall’Onorevole interrogante, medesima richiesta è pervenuta dal Parlamento europeo. A Kampala il Presidente della Commissione ugandese sui diritti umani – organismo che ha dato prova di svolgere seriamente il proprio ruolo – ha ufficialmente raccomandato ai vertici del Paese di chiarire l’accaduto. 
Una prima risposta è arrivata il 28 gennaio con un comunicato della Presidenza ugandese secondo cui le indagini preliminari lasciavano pensare all’ipotesi di una rapina aggravata. Per parte sua, l’Ambasciata ugandese a Roma ha trasmesso alla Farnesina una dichiarazione in cui la polizia locale riteneva che le circostanze facessero escludere un collegamento con il ruolo di primo piano svolto da Kato nell’associazione «Sexual Minorities Uganda» e nella campagna contro l’omofobia. 
Negli ultimi giorni la polizia ugandese ha arrestato il presunto assassino il quale, in base agli elementi disponibili, avrebbe confessato l’omicidio adducendo un movente di tipo personale e non ideologico (la mancata consegna di un’automobile promessa in cambio di prestazione sessuale). È evidente che, pur nel rispetto dell’autonomia delle autorità ugandesi, non è possibile limitarsi a queste prime ricostruzioni ed è necessario vigilare affinché sia fatta piena chiarezza sul caso in ambito giudiziario, anche considerata l’esigenza di una più diffusa sensibilità in tema di diritti fondamentali nel Paese. 
In questa fase l’Unione Europea sta, quindi, seguendo attentamente il prosieguo delle indagini per valutare, qualora si delineassero motivazioni di carattere discriminatorio, le opportune iniziative da intraprendere ed, in particolare, un eventuale intervento ufficiale dell’Alto Rappresentante. Il Governo italiano è in prima linea nel monitorare da vicino la vicenda affinché si giunga ad un accertamento inequivocabile delle responsabilità e siano adottati a livello europeo i passi opportuni. Agire in maniera coordinata con i partners comunitari è, infatti, la via più efficace per perseguire risultati concreti nella promozione delle libertà essenziali e, nello specifico, dei diritti fondamentali delle persone omosessuali in Uganda. In questo settore la nostra Ambasciata nel Paese mantiene costanti contatti con i rappresentanti di «Non c’è Pace Senza Giustizia». Al contempo l’Italia contribui
sce all’iniziativa che, anche alla luce della tragica scomparsa di Kato, la Delegazione dell’Unione Europea a Kampala ha varato il 3 febbraio scorso adottando la «Strategia di attuazione in Uganda delle linee guida europee sui difensori dei diritti umani». Il documento comprende un progetto di costante monitoraggio curato da un Gruppo di lavoro europeo. 
Sotto il profilo generale, l’Italia è, inoltre, fortemente impegnata sul piano internazionale, insieme agli altri Paesi europei, nel contrastare i fenomeni di intolleranza fondati sull’orientamento sessuale mediante iniziative a livello multilaterale ed in primo luogo in ambito Nazioni Unite. Vorrei ricordare, in particolare, la dichiarazione promossa dall’UE nel 2008 all’Assemblea Generale dell’ONU sulla depenalizzazione universale dell’orientamento sessuale e la risoluzione emanata nel 2007 dal Consiglio Europeo sull’«Anno delle pari opportunità» in cui si ribadisce l’impegno degli Stati membri nel contrasto ad ogni forma di discriminazione. 
Di grande rilievo è anche il «Toolkit» adottato dall’UE a giugno 2010 per promuovere e proteggere i diritti delle persone omosessuali, bisessuali, e transessuali. Si tratta di uno strumento operativo – elaborato d’intesa con la società civile – che mira a rafforzare l’azione degli Stati membri, delle Delegazioni UE e delle Ambasciate comunitarie in tale settore. Esso prevede l’istituzione di una «Task Force» europea incaricata di verificarne l’effettiva attuazione. 
Sull’opportunità di introdurre vincoli alle iniziative di cooperazione bilaterale allo sviluppo, si può osservare che i principi internazionali in materia – da ultimo l’Agenda di Accra – raccomandano di escludere condizionalità in quanto ritenute inefficaci sul piano politico e controproducenti per le comunità in difficoltà. Analogo ragionamento vale anche per gli interventi di emergenza a carattere umanitario, come quelli che la nostra Cooperazione svolge attualmente nella parte Nord dell’Uganda, mirati ad alleviare condizioni di grave sofferenza ed indigenza delle fasce più deboli della popolazione.

Matteo MECACCI (PD) si dichiara insoddisfatto dalla risposta ricevuta ritenendo insufficiente l’azione del Governo italiano in occasione dell’uccisione di Davi Kato Kisule. Ritiene infatti inadeguato da parte del nostro Governo limitarsi a seguire la sola vicenda giudiziaria e non anche la questione più generale dello stato dei diritti civili in Uganda, con riferimento ai diritti della comunità omosessuale. A suo avviso, il Governo italiano, che intrattiene rapporti bilaterali con l’Uganda, avrebbe dovuto assumere una posizione di ferma condanna, anche alla luce delle iniziative assunte sul tema dell’omofobia. Richiama poi la pubblicazione su una rivista ugandese dei nomi di cento attivisti omosessuali, tra cui lo stesso Davi Kato Kisule, contestualmente alla richiesta di arresto e alla presentazione da parte del Governo ugandese di una proposta di legge per la condanna a morte delle persone omosessuali, in analogia con altri Paesi africani e malgrado le risoluzioni delle Nazioni Unite.

*Matteo Mecacci. foto di Mihai Romanciuc

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