LETTERA APERTA DI SERGIO ROVASIO AL MOVIMENTO LGBT(E) SU VOTO EUROPEE

LETTERA APERTA DI SERGIO ROVASIO, SEGRETARIO ASS.NE RADICALE CERTI DIRITTI E CANDIDATO ALLE PROSSIME ELEZIONI EUROPEE PER LA LISTA BONINO/PANNELLA NELLA CIRCOSCRIZIONE CENTRO (LAZIO, TOSCANA, UMBRIA E MARCHE):

Care e cari amici del movimento lgbt(e),

spero non troviate troppo fastidiosa questa e-mail. So bene che arriva anche a persone che voteranno una lista diversa da quella dei radicali, o non voteranno affatto o, magari, annulleranno la scheda elettorale ma vi sono alcuni elementi di informazione che è bene che il movimento lgbt(e) conosca.

 

Il motivo di questo messaggio è il seguente: intendo far conoscere a tutti voi alcune delle cose che i radicali hanno fatto al Parlamento Europeo riguardo la difesa dei diritti delle persone lgbt.

Uno dei primi episodi d’inizio della legislatura che si sta chiudendo  riguarda la cacciata di Buttiglione da Bruxelles per il voto contrario espresso dai deputati alla sua carica di Commissario Europeo. In quel periodo ero a Bruxelles, dove svolgevo al Parlamento Europeo l’attività di Segretario Generale dei deputati radicali, ero presente durante la votazione di bocciatura in Commissione e vi assicuro che il voto contro Buttiglione fu del tutto inaspettato e avvenne, con nostra grande sorpresa, per un voto solo!!! Secondo i peggiori nostri detrattori a causa della ‘lobby gay’ lì’ presente…

Al Parlamento Europeo spesso sono stati votati in questi anni documenti per la difesa dei diritti delle persone lgbt, sempre grazie al lavoro straordinario di un gruppo di persone. Tra tutte vorrei segnalarvi il nome di Ottavio Marzocchi, radicale, funzionario del Gruppo Alde che ancora in questi giorni ha emendato il documento sui diritti umani consentendo di approvare alcuni punti finalizzati ad una maggiore tutela dei diritti delle persone lgbt. Per pochi voti, invece, e grazie alle tante astensioni del Gruppo Pse, non è passato l’emendamento che condannava la tesi antisicientifiche e false del papa sul preservativo. Immaginate cosa sarebbe accaduto se l’emendamento fosse stato approvato.

Fatta questa premessa vi segnalo che la Lista Bonino/Pannella ha tra i suoi candidati, oltre ai radicali storici (Bonino, Pannella, Welby), anche due nomi che meritano la vostra attenzione, quello di Marco Cappato, candidato tra i capilista in 4  Circoscrizioni (esclusa quella delle isole) e la mia (Sergio Rovasio) candidato nella Circoscrizione Centro (Lazio, Toscana, Umbria e Marche). Sulla mia candidatura sto raccogliendo adesioni di sostegno che renderò pubbliche nei prossimi giorni.

Di seguito trovate una documentazione molto utile che vi consiglio di conservare perchè può sempre servire a chi si occupa, come voi, di lottare per un mondo migliiore e per conquistare maggiori diritti civili. Auguro un grande in bocca al lupo a tutti i candidati  alle europee del movimento lgbt, nella speranza che insieme si raggiungano quei traguardi di civiltà e laicità di cui questo paese ha sempre più bisogno.

Grazie per l’attenzione, Vi mando un cordiale saluto,

Sergio Rovasio
Candidato alle elezioni europee nella Circoscrizione Centro per la Lista Bonno/Pannellla

www.certidiritti.it

ATTIVITA’ RADICALI AL PARLAMENTO EUROPEO IN MATERIA DI DIRITTI LGBT
Il documento sarà a breve integrato con altre informazioni e aggiustamenti

Marco  Cappato (con Ottavio Marzocchi) sono stati membri, sponsors e fondatori dell’intergruppo LGBT al Parlamento Europeo.

– la legislatura é iniziata con il rigetto da parte del Parlamento europeo della candidatura di Rocco Buttiglione a commissario italiano per il portafoglio dei diritti fondamentali, la giustizia e la sicurezza: grazie al voto di Marco Pannella ed alla campagna che i radicali hanno lanciato nel PE e nel gruppo liberale e democratico, Buttiglione é stato bocciato dalla commissione libertà pubbliche, costringendo il Presidente della Commissione europea Barroso a chiedere al governo italiano un altro candidato

– il PE ha approvato nel corso di questa legislatura 3 risoluzioni sull’omofobia, sulla base delle proposte elaborate da Ottavio Marzocchi, responsabile per Certi Diritti per le questioni europee. Le tre risoluzioni … (vedi articolo sotto)

– su proposta di Marco Cappato, Eurodeputato della Lista Bonino, il gruppo liberale e democratico al PE ha lanciato una campagna per l’eguaglianza – unico gruppo parlamentare ad avere un simile progetto – per portare i deputati europei alle gay prides più problematiche e pericolose.

Cappato con il gruppo ALDE ha organizzato una conferenza al PE che ha affrontato tutte le tematiche LGBT, con la partecipazione di deputati europei, rappresentanti del Consiglio, della Commissione, delle ONG, del commissario del consiglio d’europa per i diritti umani.

Come sapete Marco Cappato ha partecipato al gay pride di Mosca assieme al militante radicale Ottavio Marzocchi, collaboratore del gruppo liberale e democratico al PE: sono stati malmenatui ed arrestati dopo avere distribuito l’appello che numerosi parlamentari avevano firmato per chiedere al sindaco di Mosca di permettere il gay pride. Dopo essere stati trattenuti alla stazione di polizia alcune ore, hanno testimoniato nel processo contro 3 militanti radicali russi che erano stati accusati di avere “intralciato il traffico”, in realtà per avere organizzato il gay pride.

– rapporto del Deputato Europeo Radicale Marco Cappato sul rispetto dei Diritti Umani nel mondo. Tra i punti centrali i temi Lgbt. Il Parlamento Europeo ha ieri approvato a Bruxelles il rapporto di Marco Cappato sul rispetto dei diritti umani nel mondo con 533 voti favorevoli, 63 contrari e 41 astensioni. Tra i punti centrali del rapporto, che commenta i risultati delle politiche europee nell’ambito dei diritti umani nel 2007, anche diversi passaggi relativi alle tematiche LGBT, tra cui l’articolo 82, che si occupa delle discriminazioni sessuali in russia, e gli articoli 106 e 141 sui diritti LGBT.
82. Deplora che l’Unione europea abbia ottenuto finora scarsi risultati nel favorire cambiamenti politici in Russia, in particolare per quanto riguarda questioni delicate quali la situazione in Cecenia e nelle altre Repubbliche del Caucaso, l’impunità e l’indipendenza della magistratura, il trattamento dei difensori dei diritti umani e dei prigionieri politici, tra cui Mikhail Khodorkovsky, l’indipendenza di mezzi di informazione e la libertà di espressione, il trattamento delle minoranze etniche e religiose, il rispetto dello Stato di diritto e la tutela dei diritti umani nelle forze armate, le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale nonché altre questioni;
106. Reitera il suo appello affinché tutte le discussioni con i paesi terzi, gli strumenti, i documenti e le relazioni, comprese le relazioni annuali, in materia di diritti umani e democrazia affrontino in modo esplicito i temi relativi alla discriminazione, tra cui le questioni riguardanti le minoranze etniche, nazionali e linguistiche, la libertà religiosa, comprese l’intolleranza nei confronti di qualunque religione e le pratiche discrim
inatorie ai danni delle minoranze religiose, le discriminazioni di casta, la tutela e la promozione dei diritti delle popolazioni indigene, i diritti umani delle donne, i diritti dei minori, i diritti delle popolazioni indigene, i disabili, comprese le persone affette da un handicap intellettivo, e le persone di qualsiasi orientamento sessuale, associando pienamente le loro organizzazioni, sia nell’Unione europea che, se del caso, nei paesi terzi;
141. Chiede alla Commissione e al Consiglio di prendere iniziative dell’Unione europea a livello internazionale volte a combattere le persecuzioni e le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, ad esempio promuovendo una risoluzione sulla questione a livello delle Nazioni Unite e appoggiando le ONG e gli attori che promuovono l’uguaglianza e la non discriminazione; condanna il fatto che molti paesi abbiano criminalizzato il comportamento omosessuale, che l’Iran, l’Arabia Saudita, lo Yemen, il Sudan, la Mauritania, gli Emirati Arabi Uniti e parti della Nigeria impongano la pena di morte per atti omosessuali, che 77 paesi abbiano leggi che consentono alle autorità statali di perseguire ed eventualmente irrogare pene detentive per atti omosessuali e che numerosi paesi, quali il Pakistan, il Bangladesh, l’Uganda, il Kenya, la Tanzania, lo Zambia, il Malawi, il Niger, il Burkina Faso, la Malaysia e l’India (paese nel quale le disposizioni del codice penale in materia sono attualmente oggetto di revisione giurisdizionale) abbiano leggi che prevedono l’irrogazione di pene detentive che vanno da 10 anni all’ergastolo; appoggia pienamente i principi di Yogyakarta sull’applicazione del diritto internazionale in materia di diritti umani in relazione all’orientamento sessuale e all’identità di genere; chiede con insistenza agli Stati membri di concedere l’asilo alle persone che rischiano di subire persecuzioni nei loro paesi di origine a causa del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere.

Il Parlamento europeo approva le proposte dei Radicali nel rapporto sui diritti umani in Europa
14 Gennaio, 2009
– 12:59
Chiesta una legge su norme di fine vita e testamento biologico e la tutela dei diritti di LGBT, prostituzione e consumatori di droghe
Strasburgo, 14/01/2009
Il Parlamento europeo ha approvato oggi con 401 voti favorevoli e 220 contrari la relazione di Giusto Catania sui diritti umani nell’UE per gli anni 2004-2008 chiedendo una nuova stagione di diritti civili in Europa.
Nel testo finale adottato dal Parlamento sono contenute tutte le proposte avanzate dai Radicali del gruppo ALDE che chiedono riforme liberali sulle politiche sulle droghe, sulle scelte di fine vita, sulla prostituzione, sulla protezione dei diritti di lesbiche, gay, bisex e transessuali (mutuo riconoscimento tra Stati e adozione di leggi sulle unioni civili e matrimoni gay, politiche antidiscriminazione, asilo politico per le persone LGBT), sulla giustizia.
Marco Cappato ha dichiarato:
«Vogliamo che si apra un dibattito sull’eutanasia, chiedendo agli Stati membri di garantire ai propri cittadini il diritto alla dignità nel fine della vita. Chiediamo anche agli Stati membri di non criminalizzare i cittadini che fanno uso di sostanze stupefacenti e di impegnarsi contro lo sfruttamento dei lavoratori del sesso da parte delle organizzazioni criminali.
Le libertà civili sono la nuova frontiera dei diritti umani. Abbiamo ora bisogno di un organismo europeo che garantisca il rispetto dei diritti umani, in modo che questi diritti siano assicurati in tutti gli Stati membri».

La relazione approvata sostiene a grande maggioranza (591 voti favorevoli) l’iniziativa francese alle Nazioni unite, appoggiata da tutti gli Stati membri, per la depenalizzazione universale dell’omosessualità e condanna le affermazioni discriminatorie di esponenti politici, sociali e religiosi estremisti contro gli omosessuali che alimentino l’odio e la violenza.
Paragrafi del gruppo ALDE adottati oggi insieme alla relazione Catania sui diritti umani nella UE:
5. sottolinea che l’articolo 7 del trattato UE prevede una procedura comunitaria per accertare che nell’Unione non si compiano violazioni gravi e sistematiche dei diritti umani e delle libertà fondamentali, ma che tale procedura non è mai stata applicata nonostante le violazioni che si verificano negli Stati membri, come dimostrano le sentenze della Corte europea per i diritti dell’uomo; chiede alle istituzioni dell’Unione di predisporre un meccanismo di controllo e una serie di criteri oggettivi per l’applicazione dell’articolo 7 del trattato UE;
29. esprime preoccupazione per l’elevato numero di violazioni della CEDU in cui sono coinvolti gli Stati membri e sollecita questi ultimi a dare applicazione alle relative sentenze e ad affrontare le carenze strutturali e le violazioni sistematiche dei diritti umani avviando le riforme necessarie;
149. invita gli Stati membri e l’Unione europea a garantire che le persone che fanno abuso di narcotici abbiano pieno accesso ai servizi sanitari specializzati e ai trattamenti alternativi, senza essere trattati da criminali soltanto a causa del consumo personale di sostanze illecite;
155. chiede agli Stati membri di rivedere la legislazione nazionale in modo da garantire che i lavoratori del sesso, a prescindere dalla loro situazione giuridica, non siano sfruttati da organizzazioni criminali, che siano garantiti loro i diritti fondamentali e che possano avere accesso agli opportuni servizi sociosanitari;
166. chiede agli Stati membri che non l’abbiano ancora fatto di varare una legislazione sul testamento biologico, per garantire quanto disposto dall’articolo 9 della Convenzione di Oviedo sui diritti dell’uomo e la biomedicina, secondo cui “sono tenuti in considerazione i desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell’intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà”, e assicurare il diritto alla dignità alla fine della vita;
72. ritiene che le affermazioni discriminatorie di esponenti politici, sociali e religiosi estremisti contro gli omosessuali alimentino l’odio e la violenza e chiede una loro condanna da parte degli organi dirigenti competenti;
72 bis. A questo proposito sottoscrive sentitamente l’iniziativa francese, appoggiata da tutti gli Stati membri, per la depenalizzazione universale dell’omosessualità, poiché in 91 paesi l’omosessualità costituisce ancora reato penale, e in taluni casi addirittura passibile di pena capitale.

sulla nuova direttiva anti-discriminazione, Marco Cappato ha depositato 24 emendamenti
AL PARLAMENTO EUROPEO I RADICALI DEPOSITANO EMENDAMENTI PER RAFFORZARE LA DIRETTIVA ANTI-DISCRIMINAZIONE CONTRO OPPOSIZIONE DI ALCUNI STATI MEMBRI.

Dichiarazione di Marco Cappato, eurodeputato Radicale al PE  e Ottavio  Marzocchi, responsabile per le questioni europee dell’Associazione Radicale Certi Diritti: “Marco Cappato, Eurodeputato Radicale, ha depositato oggi una serie di emendamenti alla proposta di direttiva della Commissione europea sulla lotta alle discriminazioni, basata sull’articolo 13 del Trattato CE, che mirano a rafforzarla sostanzialmente.
Gli emendamenti cancellano e ribaltano radicalmente una serie di deroghe al principio di eguaglianza che erano state proposte dalla Commissione per accomodare alcune resistenze degli Stati membri. Gli emendamenti depositati affermano che la direttiva si applica a tutti i settori, siano essi di competenza nazionale ed europea, e che il non riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso é una discriminazione non conforme alla direttiva.
Gli altri emendamenti mirano ad assicurare che il principio di egu
aglianza si applichi negli Stati membri ed a livello dell’UE, per tutti i settori coperti dalla legislazione nazionale ed europea, includendo i settori attualmente esclusi, ovvero: le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale che negano uno status matrimoniale, familiare, civile alle persone dello stesso sesso; tutte le attività economiche e commerciali; l’educazione; le discriminazioni multiple; quelle basate sui diritti e la salute sessuale e riproduttiva; la libertà di circolazione ed il mutuo riconoscimento; lo status delle chiese e delle organizzazioni religiose; lo status dei cittadini degli Stati terzi, l’immigrazione e l’asilo; gli organi anti-discriminazione nazionale dovranno inoltre compiere attività di verifica dell’applicazione della direttiva negli Stati membri e cooperare con l’Agenzia dei Diritti fondamentali.
Al contempo, gli emendamenti cancellano le deroghe previste dalla proposta della Commissione in merito all’educazione (organizzazione e contenuti; possibilità di discriminare sulla base della religione e di vietare di portare segni religiosi), la sicurezza sociale e sanità, i servizi di interesse generale; le attività economiche che non siano commerciali o professionali; il riferimento allo status privilegiato delle chiese viene emendato al fine di assicurare che non vi siano discriminazioni tra le chiese, tra gli individui e tra organizzazioni religiose e non religiose; le discriminazioni basate sull’età; l’ordine pubblico, sicurezza pubblica, salute pubblica; lo status dei cittadini degli Stati terzi, immigrazione ed asilo.
La commissione libertà pubbliche voterà sulla relazione dell’onorevole olandese dei verdi Buitenweg e sugli emendamenti il 16 marzo prossimo. Ci auguriamo che la relatrice e la maggioranza della commissione libertà pubbliche vogliano – invece che inseguire il PPE e gli Stati membri più recalcitranti nel costellare di deroghe assurde la proposta di direttiva –  avere il coraggio di dare un segnale forte come PE per assicurare che si faccia un vero passo avanti nella lotta alle discriminazioni”.
Parte degli emendamenti sono stati approvati, i Radicali hanno ritenuto che il rapporto fosse da appoggiare ma hanno criticato la mancanza di coraggio da parte del PE di volere andare oltre….

– Marco Cappato ha depositato una serie di interrogazioni parlamentari sulle questioni

Asilo politico in Europa per cittadini omosessuali di Stati terzi:
* Direttiva 2004/83/CE del Consiglio e attribuzione della qualifica di rifugiato sulla base dell’orientamento sessuale
* Espulsione di Seyed Mehdi Kazemi, ragazzo iraniano omosessuale, portando alla sua non espulsione a seguito dell’approvazione di una risoluzione al PE proposta da Cappato
* Richiesta di asilo presentata in Grecia da un uomo di origine iraniana ed omosessuale

Libertà di manifestazione, proibizioni dei gay prides in Europa
* Divieto del Gay Pride in Moldova, mancanza di tutela da parte della polizia e violazione dei diritti umani
* Recenti decisioni e iniziative omofobiche delle autorità lituane e polacche e LGBT pride lettone
* Probizione gay prides in Russia e arresti

Unione europea, mutuo riconoscimento dei matrimoni omosessuali, delle civil partnership e delle coppie di fatto nella UE:
* Caso di Frédéric Minvielle, concernente il mancato riconoscimento da parte della Francia di un matrimonio tra persone dello stesso sesso contratto nei Paesi Bassi e risultante nella privazione della nazionalità francese
* Ricongiungimento familiare per le coppie omosessuali composte da un cittadino italiano e straniero (sentenza della Corte di Cassazione italiana vs cittadino neozelandese e di un italiano)

Antidiscriminazione
* caso in GB dove una funzionaria si era rifiutata di trascrivere un’unione civile di una coppia dello stesso sesso invocando motivi di coscienza: Sentenza del Tribunale del lavoro del Regno Unito, del 30 maggio 2008, nella causa L. Ladele/Consiglio di Islington
* Direttiva 2000/78/CE, proibizione delle discriminazioni sull’orientamento sessuale e trasposizione nel diritto nazionale
* Direttiva 2004/38/CE e discriminazione basata sull’orientamento sessuale
* Direttiva 2000/78/CE e attuazione delle disposizioni in materia di orientamento sessuale
* Divieto di trascrizione dei matrimoni omosessuali in Italia

Diritti LGBT nel mondo
* Arresti e persecuzioni contro persone omosessuali
* Situazione delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) in Bielorussia
* Situazione delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) in Russia
* Arresto di attivisti russi LGBT a un seggio elettorale
* Questioni legate alle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (LGBT) in Egitto
* Situazione delle persone LGBT in Marocco
* in Irak
* Egitto, Bahrein e Marocco

Allargamento
* Standard comunitari in materia di antidiscriminazione, libertà di circolazione e diritti umani nei paesi candidati, in via d’adesione e vicini
* Lambdaistanbul, associazione per i diritti LGBT in Turchia, perseguitata dalle autorità

– Cappato ha portato il PE a dibattere ed appoggiare l’Iniziativa francese all’ONU sulla depenalizzazione dell’omosessualità ed il PE ad approvare emendamenti, tra i quali l’ultimo approvato ieri dal PE a Strasburgo, di esplicito appoggio e per chiedere una risoluzione ONU su questo

(articolo su 2 risoluzioni e testo della terza risoluzione)
EUROPA, LOTTA ALL’OMOFOBIA ED AFFERMAZIONE DEI DIRITTI GLBT
di Marco Cappato, Eurodeputato della Lista Bonino,
e Ottavio Marzocchi, collaboratore del gruppo ALDE al PE

Mentre in Italia la coalizione di centro-sinistra litigava sul se e sul come inserire un riferimento ai PACS nel programma dell’Unione, in altri paesi europei si apriva il matrimonio alle persone dello stesso sesso (Spagna), si discuteva il passaggio dal PACS al matrimonio (Francia) o si regolamentavano le unioni civili (Repubblica Ceca, Regno Unito). In controtendenza rispetto a questi sviluppi positivi, in Europa dell’Est avevano luogo una serie di eventi estremamente preoccupanti in tema di lotta alle discriminazioni e di rispetto dei diritti delle persone omosessuali, spingendo il Parlamento europeo ad approvare due risoluzioni al riguardo, una sull’omofobia nell’Unione europea, e l’altra sul razzismo ed omofobia in Europa.
La risoluzione sull’omofobia nell’Unione europea[1], approvata il 18 gennaio 2006 e frutto di un compromesso tra i principali gruppi politici del PE, é particolarmente importante per una serie di motivi. Primo, da un punto di vista formale, per la prima volta al PE il Partito Popolare Europeo cofirmava la risoluzione comune e l’appoggiava in occasione del voto in plenaria[2] (anche dopo l’approvazione di una serie di emendamenti che chiedevano la fine delle discriminazioni per le coppie dello stesso sesso, il che corrisponde a chiedere una regolamentazione delle unioni civili). Secondo, la risoluzione nasce in reazione ad una serie di eventi preoccupanti avvenuti nei paesi dell’Europa dell’Est, ed in particolare in Polonia, dove il gay pride era stato vietato nel 2005, vari esponenti dei partiti di destra arrivati al governo avevano fatto dichiarazioni violente contro gli omosessuali, mentre il governo aveva deciso di chiudere “l’ufficio del plenipotenziario per l’eguaglianza” paventando di sostituirlo con un ufficio per la protezione della famiglia. Terzo, da un punto di vista del contenuto, la risoluzione presenta una serie di aspetti importanti, quali la richiesta fatt
a agli Stati membri di “promuovere e adottare il principio dell’uguaglianza nelle loro società e nei loro ordinamenti giuridici” in materia di coppie dello stesso sesso, la richiesta fatta alla Commissione europea di rafforzare ed estendere la lotta alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale in tutti i settori, quella di portare davanti alla Corte di Giustizia gli Stati membri inadempienti in merito alle direttive anti-discriminazioni già approvate ed infine quella di assicurare la libertà di circolazione delle coppie dello stesso sesso attraverso il mutuo riconoscimento di tali unioni. Ulteriore novità per il PE, un riflesso laico nel collegare religioni e rispetto dei diritti, ad esempio nella condanna dell’omofobia e delle sue manifestazioni, “spesso giustificate con motivi di…libertà religiosa e diritto all’obiezione di coscienza”, come pure l’uso “di un linguaggio incendiario, carico di odio o minaccioso da parte di …capi religiosi”. La risoluzione impegnava inoltre il PE ad organizzare un seminario il 17 maggio 2006 in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, seminario che ha visto la partecipazione del Presidente del PE Josep Borrell, del Presidente della Commissione giustizia ed affari interni del PE Jean-Marie Cavada, nonché del Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Thomas Hammarberg.
Solamente cinque mesi dopo, il 15 giugno 2006, il PE elaborava ed approvava la risoluzione sulla recrudescenza delle violenze razziste ed omofobe in Europa[3]. Essa faceva seguito ad una serie di eventi di violenza razzista avvenuti in vari Stati europei, nonché alla proibizione del gay pride a Mosca ed al timore che la Polonia negasse nuovamente l’autorizzazione,   avendo un Ministro incitato alla violenza contro i partecipanti al gay pride. La risoluzione attaccava frontalmente le autorità governative, politiche e religiose in Russia e Polonia: le autorità russe erano criticate non solo per il divieto del gay pride ma anche per non avere assicurato la sicurezza dei dimostranti – tra i quali alcuni deputati nazionali ed europei – ed esprimeva “profonda preoccupazione per il ruolo avuto dai politici russi e dalle organizzazioni religiose nell’incitare alla violenza e all’odio contro le persone GLBT”. In merito alla situazione polacca, il PE “ricorda alla Polonia i suoi impegni e obblighi ai sensi …dell’articolo 6 del trattato UE (ndr: sul rispetto dei diritti fondamentali), e le eventuali sanzioni in caso di inadempimento”, chiede “alla Commissione di verificare se le azioni e dichiarazioni del Ministro dell’istruzione polacco siano conformi all’articolo 6 del trattato UE”, ed esprime infine preoccupazione per la “generale recrudescenza dell’intolleranza…omofoba in Polonia, in parte fomentata da tribune religiose come Radio Maryja”. Il Consiglio dei Ministri della UE é inoltre messo all’indice per non avere approvato la Decisione Quadro sul razzismo e la xenofobia (bloccata a causa di un veto del governo Berlusconi), che dovrà coprire, secondo il PE, anche l’omofobia. La risoluzione, approvata dal PE il 15 giugno 2006[4], segna il consolidamento della posizione tradizionale del PE a difesa dei diritti dei gay, sia in termini di contenuti (condanna dell’omofobia e delle discriminazioni, richiesta di ulteriori misure a livello europeo, richiesta di una regolamentazione delle unioni tra persone dello stesso sesso a livello nazionale), che in termini di crescente appoggio politico (con il PPE diviso tra favorevoli, contrari ed astenuti). L’augurio é che il nuovo governo italiano voglia seguire queste raccomandazioni, permettendo finalmente all’Italia di raggiungere i paesi più avanzati in materia di diritti civili e libertà individuali.

Terza risoluzione:
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P6-TA-2007-0167+0+DOC+XML+V0//EN&language=EN

Risoluzione del Parlamento europeo del 26 aprile 2007 sull’omofobia in Europa

Il Parlamento europeo ,
–   visti gli strumenti internazionali che garantiscono i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali e vietano la discriminazione, in particolare la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU),
–   visti gli articoli 6 e 7 del trattato sull’Unione europea e l’articolo 13 del trattato che istituisce la Comunità europea, che impegnano l’Unione europea e la Comunità, rispettivamente, nonché gli Stati membri a tutelare i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali e prevedono strumenti a livello europeo di lotta contro la discriminazione e le violazioni dei diritti dell’uomo,
–   vista la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, in particolare l’articolo 21, che vieta la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale,
–   viste le iniziative della Comunità europea di lotta contro l’omofobia e la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale, in particolare la direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro(1) e la decisione n. 771/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 maggio 2006, che istituisce l’anno europeo delle pari opportunità per tutti (2007) – verso una società giusta(2) ,
–   viste le sue precedenti risoluzioni sull’omofobia, la tutela delle minoranze e le politiche di lotta contro le discriminazioni e, in particolare, le sue risoluzioni del 18 gennaio 2006 sull’omofobia in Europa(3) e del 15 giugno 2006 sull’intensificarsi della violenza razzista e omofoba in Europa(4) ,
–   visto l’articolo 103, paragrafo 4, del suo regolamento,
A.   considerando che il Parlamento ha osservato il proliferare di discorsi di incitamento all’odio nei confronti della comunità lesbica, gay, bisessuale e transgender (LGBT) in numerosi paesi europei,
B.   considerando che le dichiarazioni e le azioni dei dirigenti politici e religiosi hanno un impatto considerevole sull’opinione pubblica e che quindi essi hanno l’importante responsabilità di contribuire in modo positivo a un clima di tolleranza e parità,
C.   considerando che la presente risoluzione, come le summenzionate risoluzioni, è stata motivata dalla proliferazione di discorsi di odio e da altri eventi preoccupanti, quali il divieto da parte delle autorità locali allo svolgimento di marce per l’uguaglianza e di marce dell’orgoglio omosessuale (Gay Pride ), il ricorso, da parte di personaggi politici di rilievo e di leader religiosi, a un linguaggio aggressivo o minaccioso o a discorsi improntati all’odio, e l’omissione da parte della polizia di fornire protezione adeguata nei confronti di manifestazioni violente di gruppi omofobi, disperdendo invece manifestazioni pacifiche,
D.   considerando che diverse marce per l’uguaglianza e marce dell’orgoglio omosessuale sono pianificate in tutta Europa e nel mondo nei prossimi mesi e che i loro partecipanti e organizzatori rischiano di essere vittime di attacchi fisici violenti, malgrado abbiano il diritto fondamentale alla libertà di espressione e di riunione, come ricordato anche dal Commissario per i diritti dell’uomo del Consiglio d’Europa,
E.   considerando che un sedicenne italiano di nome Matteo, abitante a Torino, si è recentemente suicidato lasciando dietro di sé due lettere in cui adduce a motivo del suo gesto il bullismo di cui è stato vittima a causa del suo orientamento sessuale; considerando che organizzazioni della società civile nel Regno Unito hanno segnalato un proliferare dei casi di bullismo omofobico nelle scuole secondarie in tutto il paese; considerando che un uomo omosessuale è stato ucciso a randellate nei Paesi Bassi unicamente per il suo orientamento sessuale e il suo aspetto femminile,
F.   considerando che il Parlamento ha ripetut
amente chiesto il completamento del pacchetto legislativo contro la discriminazione sulla base dell’articolo 13 del trattato CE, invitando periodicamente la Commissione a proporre una direttiva che vieti la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale in tutti i settori,
G.   considerando che il Parlamento aveva già espresso, nella sua summenzionata risoluzione del 15 giugno 2006, la sua grave preoccupazione per la situazione in Europa e, in particolare, in Polonia, condannando le dichiarazioni incitanti all’odio e alla violenza pronunciate dai dirigenti del partito della Lega delle famiglie polacche e, in particolare, del vice primo ministro nonché ministro della pubblica istruzione,
H.   considerando che nel marzo 2007 il vice primo ministro nonché ministro della pubblica istruzione polacco ha annunciato un progetto di legge destinato a punire la “propaganda omosessuale” nelle scuole, le cui disposizioni prevedono il licenziamento, l’imposizione di sanzioni o la detenzione per i responsabili di istituti scolastici, gli insegnanti e gli alunni implicati in casi di “attivismo” a favore dei diritti LGBT nelle scuole,
I.   considerando che il vice ministro della pubblica istruzione polacco ha confermato che l’amministrazione sta elaborando un progetto di legge in tale senso e ha dichiarato che “gli insegnanti che renderanno pubblica la propria omosessualità saranno licenziati”; considerando che vari membri del governo polacco hanno reagito in modi diversi, dal che non risulta chiaro se la legislazione verrà di fatto proposta,
J.   considerando che il vice primo ministro nonché ministro della pubblica istruzione polacco ha espresso il desiderio di promuovere l’adozione di leggi analoghe a livello europeo,
K.   considerando che la legislazione proposta ha ottenuto il sostegno del primo ministro polacco, il quale ha dichiarato che “promuovere uno stile di vita omosessuale tra i giovani nelle scuole quale alternativa a una vita normale supera il limite” e che “occorre porre fine ad iniziative di questo tipo nelle scuole”, presentando in tal modo un’interpretazione distorta dell’educazione e della tolleranza,
L.   considerando che il difensore civico per l’infanzia polacco ha dichiarato di essere impegnata nella compilazione di un elenco di impieghi per i quali gli omosessuali non sono idonei,
M.   considerando che nel giugno 2006 l’Ufficio del procuratore di Stato ha ordinato l’esecuzione di controlli dei fondi delle organizzazioni LGBT in relazione a “movimenti criminali” e alla loro presenza nelle scuole al fine di trovare tracce di attività criminale, senza risultato alcuno,
N.   considerando che l’8 giugno 2006 il governo polacco ha licenziato il direttore del Centro per la formazione degli insegnanti e ha vietato la distribuzione di un manuale ufficiale del Consiglio d’Europa contro la discriminazione e considerando che il nuovo direttore del Centro ha dichiarato, il 9 ottobre 2006, che “le scuole non devono proporre modelli di comportamento indecenti, perché l’obiettivo della scuola è spiegare la differenza tra il bene il male, tra ciò che è bello e ciò che è brutto … la scuola deve spiegare che le pratiche omosessuali portano a situazioni drammatiche, al vuoto e alla depravazione”,
O.   considerando che Terry Davis, Segretario generale del Consiglio d’Europa, ha reagito a questi eventi dichiarando che “il governo polacco è libero di decidere se vuole utilizzare il materiale del Consiglio d’Europa per la formazione in materia di diritti umani, ma se il materiale didattico è opzionale, i valori e i principi in esso contenuti certamente non lo sono” e ha espresso preoccupazione in merito al fatto che “il governo polacco accetta politiche che promuovono l’omofobia (…) e comportamenti omofobi”,
P.   considerando che il governo polacco ha anche respinto il finanziamento di progetti patrocinati da organizzazioni LGBT nel quadro del programma europeo Gioventù, motivando tale decisione in una lettera a tali organizzazioni in cui afferma che “la politica ministeriale non appoggia azioni volte a propagare comportamenti omosessuali e analoghi atteggiamenti tra i giovani … [e] il ruolo del ministro non è quello di sostenere la cooperazione con organizzazioni omosessuali”,
Q.   considerando che si possono notare anche evoluzioni positive, quali la riuscita dell’evento Gay Pride a Varsavia nel giugno 2006, la dimostrazione di massa a favore della tolleranza e della democrazia a Varsavia nel novembre 2006 dopo il divieto di una manifestazione per la tolleranza a Poznan, la marcia per la protezione dei diritti gay a Cracovia nell’aprile 2007 e il fatto che le marce dell’orgoglio omosessuale non siano più sistematicamente vietate,
R.   considerando che il Parlamento ha dato mandato all’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia di svolgere un’indagine sull’emergente atmosfera di intolleranza razzista, xenofoba e omofoba in Polonia e ha invitato la Commissione a verificare se le azioni e le dichiarazioni del ministro polacco della pubblica istruzione siano conformi all’articolo 6 del trattato UE, ricordando le eventuali sanzioni in caso di violazione, e che queste richieste non hanno ancora avuto seguito,
1.   sottolinea che l’Unione europea è innanzitutto una comunità di valori, in cui il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, la democrazia e lo Stato di diritto, l’uguaglianza e la non discriminazione sono fra i valori che più contano;
2.   afferma che le istituzioni e gli Stati membri dell’Unione europea hanno il dovere di garantire che i diritti delle persone che vivono in Europa siano rispettati, tutelati e promossi, come prevedono la Convenzione europea sulla salvaguardia dei diritti dell’uomo, la Carta europea dei diritti fondamentali, l’articolo 6 del trattato UE, la direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica(5) e la direttiva 2000/78/CE del Consiglio;
3.   ribadisce la propria richiesta alla Commissione di garantire che la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale in tutti i settori sia vietata completando il pacchetto legislativo contro la discriminazione basato sull’articolo 13 del trattato CE, senza il quale lesbiche, gay, bisessuali e altre persone che si trovano a far fronte a discriminazioni multiple continuano ad essere a rischio di discriminazione; chiede la depenalizzazione mondiale dell’omosessualità;
4.   indice il 17 maggio di ogni anno quale Giornata internazionale contro l’omofobia;
5.   sollecita la Commissione ad accelerare la verifica della messa in atto delle direttive antidiscriminazione e a istituire procedimenti contro gli Stati membri in caso di violazione dei loro obblighi a norma del diritto comunitario;
6.   ricorda a tutti gli Stati membri che, secondo la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, il diritto alla libertà di riunione può essere esercitato anche quando le opinioni di coloro che esercitano tale diritto sfidano le opinioni della maggioranza e che di conseguenza la proibizione discriminatoria delle marce dell’orgoglio e il fatto di non fornire adeguata protezione a quanti vi partecipano contravvengono ai principi tutelati dalla CEDU; invita tutte le autorità competenti, tra cui quelle locali, ad autorizzare le marce e a proteggere adeguatamente i partecipanti;
7.   condanna i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali, in quanto alimentano l’odio e la violenza, anche se ritirati in un secondo tempo, e chiede alle gerarchie delle rispettive organizzazioni di condannarli;
8.   ribadisce il suo invito a tutti gli Stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso e chiede alla Commissione di presentare proposte per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato anche in questo settore al fine di garantire la libertà di ci
rcolazione per tutte le persone nell’Unione europea senza discriminazioni;
9.   esprime la propria solidarietà e il proprio appoggio agli attivisti dei diritti fondamentali e ai difensori della parità di diritti per i membri della comunità LGBT;
10.   sollecita le competenti autorità polacche ad astenersi dal proporre o dall’adottare una legislazione quale quella descritta dal vice primo ministro nonché ministro della pubblica istruzione polacco, o dal porre in atto misure intimidatorie nei confronti delle organizzazioni LGTB;
11.   invita le competenti autorità polacche a condannare pubblicamente e a prendere misure contro le dichiarazioni rilasciate da leader pubblici incitanti alla discriminazione e all’odio sulla base dell’orientamento sessuale; è del parere che qualsiasi altro comportamento costituirebbe una violazione dell’articolo 6 del trattato UE;
12.   chiede alle autorità polacche di facilitare la realizzazione dell’Anno delle pari opportunità per tutti 2007 e chiede alla Commissione di controllare lo svolgimento di tale anno, in particolare la clausola secondo cui i fondi sono erogati a condizione che tutti i motivi di discriminazione siano stati affrontati equamente in tutti i programmi nazionali;
13.   chiede alla Conferenza dei presidenti di autorizzare l’invio di una delegazione in Polonia per una missione di accertamento dei fatti al fine di avere un quadro esatto della situazione e avviare un dialogo con tutte le parti interessate;
14.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché ai governi degli Stati membri, e dei paesi candidati e al Consiglio d’Europa.

[1]Il testo della risoluzione approvata dal PE é disponibile al sito: http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P6-TA-2006-0018+0+DOC+XML+V0//IT&language=IT
[2] La risoluzione é stata approvata con 468 voti favorevoli (principalmente dei gruppi liberale e democratico, comunista, socialista, verde e maggioranza del gruppo popolare), 149 contrari (una consistente minoranza del PPE, tra cui i deputati di Forza Italia eccetto Castiglione e Sartori, assieme al gruppo di destra UEN) e 41 astensioni (alcuni deputati della Margherita e del PPE).
[3]Il testo della risoluzione approvata dal PE disponibile al sito:  http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P6-TA-2006-0273+0+DOC+XML+V0//IT
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P6-TA-2006-0273+0+DOC+XML+V0//EN

[4] Co-firmata da liberali e democratici, socialisti, verdi e comunisti (e non dal PPE), é approvata con 301 voti favorevoli (liberali e democratici, socialisti, verdi, comunisti, una ventina di popolari), 161 contrari (92 popolari – tra cui i deputati di Forza Italia – e gruppi di destra) e 102 astenuti (87 popolari tra cui Albertini e Zappalà, alcuni deputati della Margherita, Toia e Costa)

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