FERMO DELLA BERTOZZO: LETTERA APERTA A PREFETTO E QUESTORE DI BOLOGNA
Sul fermo di Polizia di Graziella Bertozzo, leader del movimento Facciamo Breccia, avvenuto sabato 28 giugno a Bologna a conclusione del gay pride nazionale, Sergio Rovasio, Segretario dell’Associaizone Radicale Certi Diritti, ha inviato stamane la seguente lettera aperta al Prefetto e al Questore di Bologna:
Signor Prefetto e Signor Questore di Bologna,
le esprimo a nome della nostra Associazione Certi Diritti la preoccupazione e lo sconcerto per quanto avvenuto a conclusione del Gay Pride di Bologna, il 28 giugno scorso, all’ esponente del movimento Facciamo Breccia, Graziella Bertozzo, in Piazza VIII Maggio a Bologna, a pochi metri dal palco della manifestazione.
Secondo quanto ricostruito, anche da alcune persone che hanno assistito all’episodio, le modalità del fermo di Gabriella Bertozzo sarebbero state particolarmente cruente e del tutto sproporzionate.
Graziella Bertozzo è nota all’interno del movimento lgbt come persona appassionata ai temi delle liberta civili e promotrice di manifestazioni e iniziative ispirate ai valori della nonviolenza e dei diritti. Ci pare quanto meno singolare che oltre al fermo di circa tre ore presso la Questura Centrale sia addirittura indagata per "Resistenza a pubblico ufficiale e lesioni finalizzate alla resistenza".
Ci auguriamo che vogliate quanto prima approfondire e valutare quanto avvenuto per comprendere meglio la dinamica dell’accaduto, verificando di persona come si sono realmente svolti i fatti. Peraltro, ci risulta che la sera stessa del 28 giugno, alcuni degli organizzatori del Gay Pride di Bologna, si erano recati negli uffici della Questura Centrale, accorsi per segnalare che Graziella Bertozzo è esponente di una delle organizzazioni del movimento lgbt italiano e non intendeva minimamente disturbare il decorso della manifestazione ma semplicemente raggiungere una sua collega che in quel momento stava prendendo la parola dal palco.
Nel ringraziarvi per l’attenzione, vi porgo i miei più cordiali saluti,
Sergio Rovasio