In occasione della giornata mondiale contro l’omofobia, che si terrà domani, sabato 17 maggio 2008, sono state oggi depositate due proposte di legge, una contro l’omofobia, prima firmataria la deputata del Pd Anna Paola Concia e la seconda per la difesa dei diritti delle persone transessuali, prima firmataria Rita Bernardini, Segretaria di Radicali Italiani. La proposta di legge contro l’omofobia, prima firmataria Anna Paola Concia, già depositata nella scorsa XV Legislatura dal deputato Franco Grillini più altri, frutto del lavoro di Stefano Fabeni, insieme a giuristi ed esperti di Arcigay, ha l’obiettivo di garantire l’attuazione delle direttive sulla parità di trattamento in maniera conforme alle disposizioni europee, con particolare riferimento alla direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, e alla direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica. Tra gli obiettivi della proposta vi è quello di assicurare che l’ordinamento protegga in modo sostanziale il principio di parità di trattamento garantendo un medesimo livello di protezione a tutti i cittadini e gruppi sociali, indipendentemente dai motivi di discriminazione. La proposta di legge in materia di correzione dell’attribuzione di sesso, prima firmataria Rita Bernardini, (depositata nella XV Legislatura dal deputato Franco Grillini), ha l’obiettivo di garantire maggior protezione all’identità delle persone transessuali ed è una riforma della legge voluta dai radicali nel 1982 come già avviene in Spagna e nel Regno Unito. L’esperienza di vita delle persone transessuali e transgender, così come la ricerca scientifica in quest’area, hanno ampiamente dimostrato come l’equilibrio psico-fisico della persona transessuale non implichi necessariamente l’adeguamento chirurgico dei genitali, che – al contrario – spesso viene forzato dalla necessità di «regolarizzare» una situazione intermedia che dà luogo a discriminazioni che talvolta portano alla privazione dei diritti fondamentali, tra cui il diritto alla riservatezza dei dati personali sensibili, quali quelli relativi alla salute e alla vita sessuale. L’intervento chirurgico diviene in alcuni casi un «intervento forzato» in assenza del quale la persona è privata della dignità e dei diritti di cittadinanza, costretta ad una «esistenza legale» che non corrisponde all’identità, all’aspetto esteriore e al ruolo sociale che si viene ad assumere. Non a caso negli ultimi anni la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo ha progressivamente riconosciuto l’esistenza di un diritto fondamentale all’identità di genere che, anche sotto l’aspetto del riconoscimento giuridico, non deve necessariamente dipendere dall’intervento chirurgico di riattribuzione dei genitali .