Paesi Insicuri: Ripensare il decreto, aiutare chi fugge

La decisione del Governo di rimuovere l’Ucraina dalla lista dei paesi sicuri per facilitare le operazioni di accoglienza delle persone più vulnerabili colpite dall’invasione russa è pienamente condivisibile come singola risposta alle conseguenze di questa orribile guerra. Avremmo tuttavia preferito che la sospensione fosse definitiva o senza limiti di tempo perché è impossibile prevedere che gli effetti della guerra possano durare solo fino al 31 dicembre 2022.

Metodologicamente, sarebbe inoltre più auspicabile un intero ripensamento del decreto ministeriale ‘Paesi Sicuri’, nato male e che si presta a interpretazioni potenzialmente lesive del diritto all’asilo per molte categorie sensibili di richiedenti protezione

Lo dice Leonardo Monaco, presidente dell’Associazione Certi Diritti.

Il decreto ministeriale del 4 ottobre 2019 a firma Di Maio, Lamorgese e Bonafede definisce ‘Paesi Sicuri’ anche stati dove sono in vigore forme di criminalizzazione dell’omosessualità. Per denunciare gli evidenti limiti del decreto, Certi Diritti ha lanciato insieme ad All Out una petizione che richiede ai ministeri competenti una riformulazione complessiva che non acceleri le procedure di rimpatrio verso Paesi che mettono in pericolo categorie di migranti a rischio come persone LGBTI e potenziali vittime di tratta aggiunge Monaco.

L’emergenza in cui l’Europa è piombata per mano del dittatore russo Vladimir Putin è l’occasione per rivedere le ambiguità delle nostre norme e rispondere con il rafforzamento dello Stato di Diritto alla minaccia autoritaria dei regimi ostili ai valori europei. Nell’ambito di queste azioni – conclude Monaco – la riscrittura del decreto Paesi Sicuri è un gesto piccolo ma significativo.

Per Yuri Guaiana, senior campaigns manager di All Out: Oltre 2700 persone in Italia hanno sottoscritto le richieste di Certi Diritti sul cosiddetto decreto Paesi Sicuri. Questo è il momento per aumentare la pressione e far prevalere ragionevolezza e umanità.

È possibile firmare la petizione contro il Decreto Paesi Sicuri sul sito di All Out.

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