Sex work: accolto parzialmente nostro ricorso contro il Comune di Massa. Da Tar stop ad allontanamenti indiscriminati.

Le associazioni hanno impugnato davanti al Tar Toscana il regolamento di Polizia del Comune di Massa, diventato famoso nell’estate del 2019 per proibire abbigliamento sexy e “saluti allusivi” per contrastare il fenomeno del lavoro sessuale.

È stato accolto parzialmente il ricorso di Certi Diritti e del Comitato per i diritti civili delle prostitute. Le associazioni hanno impugnato davanti al Tar Toscana il regolamento di Polizia del Comune di Massa, diventato famoso nell’estate del 2019 per proibire abbigliamento sexy e “saluti allusivi” per contrastare il fenomeno del lavoro sessuale.

Le associazioni, rappresentate dal team di avvocati coordinato da Giulia Crivellini composto da Dario Capotorto, Corinna Fedeli e Stefano Vinti, hanno impugnato il regolamento agendo direttamente in giudizio. Il Tar ha riconosciuto le ragioni delle organizzazioni nella parte del regolamento che dispone come sanzione anche l’ordine di allontanamento in maniera indiscriminata su tutto il territorio comunale. Le rimanenti contestazioni sono state respinte perché rivolte a parti di regolamento esistenti già presenti nella versione precedente del provvedimento.

La presidente del Comitato per i diritti civili delle prostitute Pia Covre e il segretario di Certi Diritti Leonardo Monaco commentano così la sentenza: “dal Tar Toscana un pronunciamento importante che getta le basi della nostra strategia legale per la decriminalizzazione del lavoro sessuale. Il comune di Massa dovrà fare a meno della discutibile misura dell’allontanamento dei sex worker e dei clienti multati; le ragioni tecnico-procedurali legate all’essere riusciti a intervenire in giudizio come associazioni non ci hanno permesso di smontare la parte più vergognosa del regolamento, quella delle multe salatissime ai danni di esercenti e clienti.” E concludono: “Questo per noi è uno stimolo in più a sostenere i ricorsi delle lavoratrici e dei lavoratori multati che potranno fare valere davanti ai giudici i loro diritti compromessi da questi atti ciecamente repressivi da parte di alcuni sindaci”.

Giulia Crivellini dice: “quello che è stato affermato dal TAR Toscana rappresenta comunque un ulteriore tassello per smontare l’utilizzo troppo spesso illegittimo del potere locale in questa materia. Chi conosce il mondo del sex work sa bene che non è colpendo la vita delle persone che si ripristinano il ‘decoro urbano’ o la ‘moralità pubblica’, concetti peraltro indeterminati e che oggi dovrebbero essere abbandonati per far spazio ai prevalenti interessi di rispetto delle scelte individuali e di tutela dei soggetti più deboli.”

Aggiunge l’avvocato Dario Capotorto: “occorre lavorare per promuovere iniziative che offrano risposte serie al problema dello sfruttamento della prostituzione. Non si possono accettare soluzioni semplicistiche che anziché colpire gli sfruttatori finiscono per penalizzare solo le vittime”.

A marzo 2019 il CDCP e Certi Diritti avevano ottenuto davanti al Tar Lazio l’annullamento dell’ordinanza antiprostituzione del sindaco di Tivoli.

Il caso laziale si è rivelato un importante precedente considerato dai giudici amministrativi toscani e per altri ricorsi simili sulle cosiddette ordinanze “anti bivacco” e “anti accattonaggio”.

Al link il documento con sentenza del Tar Toscana

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