Scuola non può discriminare lavoratrice omosessuale né diffamarla. ​Corte d’appello ci dà ancora ragione

“La Corte d’Appello di Trento ci dà nuovamente ragione confermando con sentenza di data odierna la decisione del Tribunale di Rovereto: una scuola non può discriminare un prestatore di lavoro per il suo orientamento sessuale. E’ quello che è accaduto nel 2014 all’Istituto Figlie del Sacro Cuore di Gesù, scuola paritaria di Trento: in un colloquio chiesero a una docente se davvero avesse una relazione sentimentale con un’altra donna e di ‘risolvere il problema’. Lei non si piegò all’ingerenza nella sua vita privata e per questo non venne riassunta. Successivamente la scuola la diffamò sulla stampa nazionale dicendo che parlava di sesso ai bambini e li turbava. In primo grado il Sacro cuore venne condannato a risarcire 25.000 euro alla ricorrente. Adesso è stata riconosciuta anche la diffamazione e la ritorsione, perché la docenta era apprezzata da colleghi e alunni. Da qui un risarcimento per danni patrimoniali e non patrimoniali per circa 44.000 euro.
La conferma di questa prima sentenza per discriminazione individuale, oltre che collettiva, è un risultato importante non solo per le parti coinvolte nel caso in questione (oltre alla docente, anche la CGIL del Trentino), ma per tutta la battaglia contro le discriminazioni sul posto di lavoro”.
Così Leonardo Monaco, segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti.
“L’Associazione Radicale Certi Diritti, ricorrente nel procedimento per far valere la discriminazione di tipo collettivo, si è visto riconosciuto un risarcimento non più solo di 1.500, ma ora di 10.000 euro che, qualora fosse confermato in sede definitiva, verrà interamente reinvestito in iniziative volte ad affermare i diritti delle persone LGBTI in tutti i contesti.”
La sentenza e le reazioni della docente sono pubblicate sul sito dello Studio Legale Schuster

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