Il Parlamento Europeo chiede parità di trattamento per le persone trans sul posto di lavoro. L’Italia non aspetti l’Europa e faccia la sua parte

I diritti lavorativi delle persone trans in Europa vanno protetti e promossi. Questo in sintesi quello che ha voluto dire il Parlamento Europeo giovedì 8 settembre all’atto dell’approvazione di un report che invita la Commissione e gli Stati membri a combattere la discriminazione lavorativa delle persone trans per assicurare una maggiore integrazione e uguaglianza di diritti.
Il Parlamento Europeo ha chiesto alla Commissione di inserire nella direttiva sulle pari opportunità per uomini e donne sul lavoro il divieto di discriminazione basato sull’identità di genere.
Ad oggi gli Stati membri sarebbero obbligati ad allinearsi alla giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea per la quale il divieto di discriminazione basata sul sesso dovrebbe proteggere anche le persone trans. Molti Stati però non si adeguano alla giurisprudenza europea e il Parlamento invita la commissione a provvedere.
Il Parlamento Europeo ha chiesto anche agli Stati membri di usare il Fondo Sociale Europeo per far fronte alle discriminazione subite dalle persone trans nella sfera lavorativa e, infine, chiede alla Commissione di svolgere uno studio su come (la mancanza di) procedure legali di riconoscimento del genere abbiano un effetto sulla posizione delle persone Transgender nel mercato del lavoro.
“Bene l’Europa, ma l’Italia che cosa fa?” si chiede Yuri Guaiana, segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti.
Secondo i dati diffusi l’anno scorso da Arcigay e dal Movimento di Identità Transessuale, in Italia negli ultimi dieci anni il 45 per cento di trans ha visto respinta la propria candidatura a un colloquio di lavoro a causa del proprio genere e il 25 per cento è stato addirittura licenziato.
“È da tempo che chiediamo azioni concrete contro la transfobia, ora lo chiede anche il Parlamento Europeo, mostrandoci la strada. Il Governo italiano si adegui subito alla giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea e protegga concretamente le persone trans dalle discriminazioni nel mondo del lavoro anche utilizzando Fondo Sociale Europeo. Non attendiamo ancora una volta di essere condannati dall’Europa!”, conclude Guaiana.
Roma, 14 ottobre 2015

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