Diritto di soggiorno e nuove famiglie: da Reggio Emilia in avanti, qualcosa si muove…

Non solo coniugi: a Milano rilasciato un permesso di soggiorno a una partner civile in applicazione dell’art. 3 del decreto legislativo 30/2007. Articolo di Andrea Antognoni pubblicato sul numero 36 del settimanale di aggiornamento per i servizi demografici ‘Dnews’.
 
Sulla scorta della sentenza di Reggio Emilia del febbraio scorso, l’Italia sta iniziando a riconoscere il diritto di soggiorno di coniuge o partner di cittadino dell’Unione europea indipendentemente dal sesso. Qualcosa, insomma, si sta muovendo e arrivano interessanti novità da diverse Questure. Pare infatti che alcune istanze per i permessi di soggiorno di lungo periodo in qualità di familiare extracomunitario di cittadino Ue, ai sensi del Decreto legislativo n. 30/2007, si stanno sbloccando con esito positivo per i richiedenti.

Siamo evidentemente in una fase ancora di incertezze, in cui la mancanza di direttive chiare da parte degli organi centrali ha causato difficoltà di applicazione del decreto in questi casi particolari, la cui competenza è spesso dell’ufficiale d’anagrafe. Si tratta, lo ribadiamo, di garantire il diritto di soggiorno al familiare di cittadino Ue basandosi sul legame familiare, così come stabilisce la Carta europea dei diritti fondamentali e tutte le linee guida comunitarie, indipendentemente dall’orientamento sessuale delle persone. La sentenza di Reggio Emilia, nelle sue dettagliate motivazioni, ha snocciolato la questione tenendo ben separati il diritto di soggiorno all’interno dell’Unione (materia di esclusiva competenza Ue) e il diritto di famiglia, su cui ogni Stato ha legislazione esclusiva. L’istanza per vedersi riconosciuto il primo non può e non deve intaccare il secondo: le due sfere rimangono separate, anche a garanzia che la libertà di circolazione non venga subordinata ai concetti di famiglia e di matrimonio di uno Stato, a discapito degli altri.

La città di Milano, dove nelle scorse settimane è stato istituito anche il registro delle Unioni civili, è certamente al centro di queste novità. La Questura milanese, infatti, ha adottato la stessa linea del Tribunale di Reggio Emilia e non subordina la qualità di coniuge e dunque familiare di cittadino Ue (articolo 2 del decreto) al sesso. Dunque il coniuge ha pieno diritto di soggiorno in Italia: se extracomunitario richiedendo la carta di soggiorno in Questura, se comunitario presentando la dichiarazione di residenza all’ufficiale d’anagrafe, ed esibendo a lui i documenti dello Stato di appartenenza che testimoniano il legame coniugale.

Ma c’è di più. I familiari ricompresi nel D.lgs n. 30/2007 non sono soltanto quelli indicati all’art. 2, che godono di un diritto di soggiorno automatico, ma anche quelli dell’articolo 3, per i quali lo Stato ospitante deve “agevolare” l’ingresso e il soggiorno. Tra questi (comma 2, lett. b) c’è anche il partner “con cui il cittadino dell’Unione abbia una relazione stabile debitamente registrata dallo stato del cittadino dell’Unione”. Ebbene, qualche giorno fa, la Questura di Milano ha rilasciato una carta di soggiorno per familiare Ue a una ragazza delle Seychelles unita in Francia a una ragazza italiana (o meglio, italo-francese) con un Pacs, un’unione civile. Pare si tratti del primo caso in Italia, ci dicono fonti dell’associazione Certi Diritti, che ha seguito la coppia. Insomma, in attesa di conoscere meglio i dettagli e gli ulteriori sviluppi, una cosa è certa: i diritti di libera circolazione e soggiorno dei cittadini europei sono, anche in Italia, oggetto di nuove riflessioni e prime applicazioni concrete. L’ufficiale d’anagrafe non potrà non tenerne conto.

Andrea Antognoni

articolo pubblicato dalla rivista DNEWS – EDK Editore

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