Diritti delle coppie gay, il silenzio del Comune
Intervento di Clara Comelli, dell’associazione radicale Certi Diritti, pubblicato da Il Piccolo di Trieste IL 20 luglio 2012.
Un anno da sindaco, e Cosolini non ha attivato nessun tavolo di confronto. Però anche i diritti civili sono un ottimo volano dell’economia
In rappresentanza dell’associazione Radicale Certi Diritti, assieme a Patrizia Fiore dell’Avvocatura per i diritti lgbt–Rete Lenford e a Davide Zotti del Circolo Arcobaleno Arcigay Arcilesbica di Trieste, eravamo presenti all’incontro al Ridotto del Verdi voluto dal sindaco di Trieste “Report #1–un anno di amministrazione”. In quell’appuntamento il nostro primo cittadino, Roberto Cosolini, nel sintetizzare il lavoro suo e della sua giunta, ha parlato di «Trieste come città europea», «di pari dignità tra il pubblico e il cittadino», «della cultura del Comune, ovvero stare fino in fondo dalla parte dei cittadini» e «di mettersi nei panni di chi attende una nostra risposta».
E allora,a proposito di Trieste città europea, abbiamo pensato che a Vienna nel 2010 (primo anno dall’introduzione in Austria della legge sulle convivenze gay) ben 365 coppie formate da persone dello stesso sesso si sono registrate negli uffici distrettuali della capitale. Anche a Lubiana le coppie dello stesso sesso sono tutelate grazie a una legge, in vigore dal 2006 in Slovenia, che ne riconosce l’unione. Sia Vienna che Lubiana, come ha voluto sottolineare il sindaco, sono città con le quali Trieste sta dialogando per costruire rapporti di collaborazione. Di certo non solo Trieste non è una città europea in quanto a tutela dei diritti per le coppie formate da persone dello stesso sesso, ma l’Italia tutta è vergognosamente ultima su questi temi. Ed è per riparare in parte a questo vulnus legislativo nazionale che le nostre associazioni hanno presentato all’amministrazione comunale – già a novembre dello scorso anno – una proposta di delibera, apprezzata dagli stessi assessori Antonella Grim e Laura Famulari, volta a eliminare ogni discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere.
Per stare quindi, veramente, fino in fondo dalla parte dei cittadini. Da novembre però quella proposta è ancora lettera morta per la nostra amministrazione, fatta eccezione per una mozione depositata da alcuni consiglieri che solo parzialmente ha recepito le nostre richieste e che a oggi non è stata ancora discussa. In quest’anno di amministrazione Cosolini non è stata attivata, da parte del Comune, nessuna iniziativa di confronto istituzionale con le associazioni Lgbt (lesbiche, gay, bisex e transgender), nonostante ne avessimo fatto più volte richiesta. Nessuna iniziativa è stata presa dal Comune per celebrare, con la giusta dignità, la Giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia (giornata che invece è stata ricordata autonomamente dalle associazioni). La mia e le altre associazioni, quindi, sono in attesa di una risposta, ci piacerebbe che il sindaco ci chiamasse per cominciare a lavorare per rendere Trieste, se non una città europea, almeno realmente inclusiva per tutti. Perché anche i diritti civili sono un ottimo volano per l’economia.