Matrimoni omosessuali – I diritti sono diritti: basta con la dittatura della maggioranza

Articolo di Sergio Rovasio pubblicato su ‘Gli Altri’ il 26 maggio 2012.
 
Il matrimonio tra persone dello stesso sesso è uno dei temi che in questi giorni ha visto insieme il Presidente Usa Barack Obama, il suo vice Biden, il neo-eletto Presidente francese Hollande e il Primo Ministro inglese Cameron. Hanno espresso una visione politica molto semplice: la necessità di affermare l’uguaglianza di tutte le persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale. Ne hanno parlato perché nei loro paesi, salvo alcuni Stati Usa, questo non è consentito e le loro dichiarazioni serviranno ad adeguare la legislazione in quella direzione. Il tema riguarda ormai ogni paese democratico ed è trasversale. Cameron  sostiene le nozze gay perché, dice, ‘sono un conservatore’.

In Italia a parlare del matrimonio tra persone dello stesso sesso abbiamo invece Giovanardi, Buttiglione, Gasparri e la Binetti, sempre per parlarne male o per dire che la famiglia è ‘quella naturale’. Il Forum famiglie minaccia addirittura di portare un milione di persone in piazza, come se il problema fosse quello, Spagna docet. Nessun media, salvo rare eccezioni, parla del perchè una parte della società chiede le nozze per le persone dello stesso sesso; forse perché nessuno pensa alla cosa più semplice, certamente ‘naturale’, quale è l’amore tra due persone. L’ultimo rapporto Istat sulla popolazione omosessuale dice che il 43,9% degli intervistati è favorevole alle nozze gay, con un po’ di informazione si raggiungerebbe una forte maggioranza. Ma per essere riconosciuto un ‘diritto civile’ necessita di una maggioranza? La segregazione razziale negli Usa non è stata tolta perché la maggioranza era favorevole ma semplicemente perché una donna di nome Rosa Parks, per affermare un suo ‘diritto civile’, decise di sedersi in un posto riservato ai bianchi, l’autista chiamò la polizia, Rosa Parks fu arrestata, si incardinò un’iniziativa legale che nel giro di un anno arrivò alla Corte Suprema che le diede all’unanimità ragione.

L’Associazione Radicale Certi Diritti, ispirandosi a Rosa Parks, alle teorie sulla Disobbedienza civile di Thoreau e al militante Harvey Milk, ha considerato centrale, sin dal 2008, la necessità di promuovere una campagna denominata di  “Affermazione Civile” che sollecita le coppie gay ad incardinare iniziative legali per evidenziare l’incoerenza della legislazione italiana rispetto ai Trattati europei di Nizza e di Lisbona. Tra questi vi è il caso di una coppia mista italo-belga il cui partner italiano, pur vivendo a Roma, intende rinunciare alla cittadinanza italiana perché ha più garanzie e tutele se sceglie la cittadinanza belga. L’ingiustizia che ne consegue può essere considerata un tema di maggioranza o piuttosto quello del buon senso (civile)? Un altro caso riguarda una coppia gay italo-spagnola, sposatasi l’estate scorsa in Spagna: grazie alla ‘Circolare Amato’ del Ministero degli Interni, che impone ai Comuni la non trascrizione delle loro nozze, il Comune di Bologna non le riconosce. In virtù di quella Circolare lui, in Italia, non risulta sposato. E’ roba da maggioranza questa?  Uno dei casi più significativi riguarda una coppia gay italo-uruguaiana sposatasi in Spagna il cui partner extra-comunitario aveva chiesto alla questura di Reggio Emilia il permesso di soggiorno per motivi di ricongiungimento familiare e quando gli è stato opposto il diniego l’Associazione Radicale Certi Diritti ha sostenuto un ricorso al Tribunale di Reggio Emilia che ha imposto alla Questura il rilascio del documento. Fatto storico e senza precedenti. La via legale è oggi l’unica strada rispetto al muro del sistema partitico-clerical-fondamentalista.

Non è un caso se grazie a queste iniziative la Corte Costituzionale con la sentenza 138/2010, seppur non riconoscendo il diritto al matrimonio gay, ha dato indicazioni molto chiare alla classe politica: ha detto che l’unione omosessuale, come stabile convivenza, è una formazione sociale degna di garanzia costituzionale perché espressione del diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, non è precluso alla legge disciplinare il matrimonio tra gay, anche se restano possibili per il legislatore soluzioni diverse e che il legislatore deve legiferare su questo, se non lo fa la Corte potrà intervenire per ipotesi particolari, in cui sia necessario costituzionalmente un trattamento omogeneo tra la coppia coniugata e la coppia omosessuale.

Non sappiamo come andrà a finire, presto o tardi anche qui verrà approvato il matrimonio tra persone dello stesso sesso, intanto occupiamoci della via legale.

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