Matrimonio: due coppie gay ricorrono alla Cedu contro l'Italia

Due coppie omosessuali ricorrono alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per vedersi riconosciuto il loro diritto al matrimonio. L’annuncio fatto durante il convegno presso la sede del Parlamento Europeo a Roma.

Roma, 10 giugno 2011

Comunicato Stampa dell’Associazione Radicale Certi Diritti:

Durante il convegno ‘Costruire e difendere l’Europa dei Diritti’ in corso a Roma, presso la sede del Parlamento Europeo, l’Avvocato Massimo Clara di Milano ha annunciato che stamane sono stati  depositati i ricorsi di due coppie omosessuali di Milano contro lo Stato italiano per discriminazione a causa del loro orientamento sessuale. Il ricorso è stato presentato a causa dell’impossibilità delle coppie di potersi sposare in Italia.

La sentenza 138/2010 della Corte Costituzionale, ha espressamente dichiarato che all’unione tra due persone dello stesso sesso, intesa come stabile convivenza, spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia e che tale  formazione sociale – nel contesto di un sistema pluralistico- deve ottenere per legge il riconoscimento giuridico con i conseguenti diritti e doveri.

Finora il Parlamento italiano non ha dato ascolto a questo monito della Corte Costituzionale, e per questo le coppie hanno agito davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo con l’assistenza legale della Prof. Marilisa D’Amico, Professore di Diritto Costituzionale all’Università di Milano e degli Avvocati Massimo Clara e Cesare Pitea di Milano.

L’Associazione Radicale Certi Diritti ringrazia la Costituzionalista Marilisa D’Amico e gli Avvocati che stanno assistendo le due coppie di Milano e annuncia che la campagna giudiziaria di Affermazione Civile continua in Italia e in Europa. Altre coppie sono pronte a far partire i loro ricorsi contro l’Italia per la continua negazione, da parte della classe politica, di quanto indicato dalla stessa Corte Costituzionale e per quanto previsto dagli stessi Trattati di Nizza e di Lisbona sulla libera circolazione dei cittadini membri dell’Unione Europea e per quanto previsto in materia di lotta alle discriminazioni anche per orientamento sessuale.

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