In piazza nel mondo contro l'omofobia

Napolitano: “I loro diritti sono i diritti di tutti”

Il 17 maggio del 1990 l’Oms cancellava l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. Dopo 20 anni le comunità Lgbtq del mondo tornano nelle strade per spezzare “il velo di omertà”. A Roma l’incontro tra il presidente della Repubblica e le associazioni. Ma l’Italia è il primo Paese europeo per violenze e omicidi delle persone transessuali

di GIULIA CERINO

In piazza nel mondo contro l'omofobia Napolitano:

ROMA – Era il 17 maggio del 1990 quando l’Oms, Organizzazione mondiale della sanità, cancellò l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. Quella che seguì fu una giornata felice per tanti. Da ricordare. Tant’è vero che nel 2005 Louis-Georges Tin, curatore del Dictionnaire de l’homophobie, decise di imprimerla nella storia inaugurando la prima Giornata internazionale contro l’omofobia. Una festa. L’orchestra suonava pacifica ma la musica faceva rumore per “rompere il silenzio” sul tema. Oggi, a distanza di vent’anni, le comunità Lgbtq del mondo ricordano quella data. E tornano nelle piazze come ogni anno, dal 2007, per “spezzare, ancora una volta, il velo di omertà che non è mai scivolato via”. Facendo, come avvenne nel 2005, un gran baccano.

In Italia, gli occhi sono tutti puntati su Roma perché, anche se il Parlamento non ha riconosciuto ufficialmente la data, a mezzogiorno si è tenuto al Quirinale un incontro tra Giorgio Napolitano e Paola Concia, la parlamentare del Pd che, insieme ad alcune associazioni nazionali, ha organizzato l’evento nella capitale. Con lei anche il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna che davanti al presidente della Repubblica ha chiesto scusa per essere stata inizialmente guidata da un pregiudizio nei confronti delle istanze del mondo omosessuale. Non solo. Per l’occasione, l’Associazione Radicale Certi Diritti ha personalmente consegnato al capo dello Stato le oltre dodicimila firme raccolte attraverso il portale Gay.it mentre per il Pdl ha preso la parola il presidente del Senato Renato Schifani: “Non dovrebbe esserci necessità di un giorno speciale per ricordare tutto questo. Mi auguro che presto non sarà più necessario alzare la voce in difesa dei diritti dei discriminati, per qualsiasi ragione, e che non avrà mai più alcuna comprensione ogni comportamento che vada contro le libertà fondamentali di ciascuno”.

La giornata capitolina si chiude alle 19 in piazza Montecitorio dove sono state chiamate a convergere molte associazioni guidate dal coordinamento “We Have a Dream”, con la lettura di una sintesi della Risoluzione europea contro l’omofobia, “per conoscere ciò che succede attorno a noi e ciò che ancora non succede in Italia”, e di articoli o brevi scritti portati dai manifestanti “per rendere pubbliche le dichiarazioni omofobe, esplicite o velate, di personaggi, politici e prelati che hanno contribuito a diffondere questo clima di odio sociale”.

Incontri e manifestazioni a tema continuano per tutta la settimana in oltre cinquanta città d’Italia e nelle capitali europee: Parigi, Amsterdam, Madrid, Lisbona. Lo scopo, chiedere ai leader religiosi di dichiarare pubblicamente la loro opinione sulla violenza contro lesbiche, gay, bisessuali e transgender e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della parità dei diritti. Fra le iniziative ne spuntano alcune particolarmente stravaganti. Come la campagna di affissione partita a Perugia e a Napoli. Sui manifesti sono stampati gli slogan “I tuoi lo sanno che sei etero?” o “Adotta un finocchio”. A queste iniziative-provocazioni si associa anche la campagna “L’amore vince sempre sull’odio” organizzata da alcune associazioni nazionali. Sui manifesti l’immagine di due persone anziane (ne esiste una versione al maschile ed una al femminile) che da anni convivono “con amore contro l’odio e le difficoltà”.

La giornata di oggi si inserisce in un percorso inaugurato nel 2003 da due direttive europee: quella contro le discriminazioni per motivi di età, handicap, orientamento sessuale, religione o credo, e quella sull’uguaglianza razziale che vieta la discriminazione in molti ambiti della vita quotidiana. La campagna europea mira a veicolare il messaggio che la diversità è un valore aggiunto e che una vita libera da discriminazioni è un diritto fondamentale. Perché – per dirla con Napolitano – riconoscere agli omosessuali pari diritti significa riconoscerli a tutti gli esseri e categorie umane.

Il 17 maggio non punta quindi solo a ribadire il libero accesso degli omosessuali ai diritti già riconosciuti agli eterosessuali come il matrimonio, l’adozione o l’ottenimento dell’eredità coniugale. Piuttosto, mette l’accento sul diritto delle comunità Lgbtq ad esistere tout court. Su questo versante, i dati italiani sono preoccupanti: “L’Italia, anche quest’anno, è il primo paese in Europa per violenze e omicidi delle persone transessuali”. Una situazione “invariata rispetto allo scorso anno” e denunciata da Porpora Marcasciano, vicepresidente del Mit, il Movimento identità transessuale. Un quadro eloquente e grave che verrà presto confermato dai numeri pubblicati nel rapporto che uscirà fra qualche mese.

Nel nostro paese quindi la situazione degli omosessuali è tra le più difficili d’Europa. Ma in alcune zone, il mondo riserva a questa categoria di persone un destino peggiore. E’ lungo l’elenco dei luoghi in cui essere omosessuali equivale ad andare incontro alla morte. A definirne il quadro è il quotidiano Liberation che, aderendo alla Giornata, ha pubblicato sulla sua edizione online un documento tratto da una ricerca a cura del giornalista Philippe Castetbon che, iscrivendosi a siti internet dedicati agli incontri tra omosessuali, ha raccolto testimonianze provenienti dai 78 paesi in cui l’omosessualità è fuorilegge. Sono circa 80 i Paesi dove gay, lesbiche e transessuali devono vivere nascosti, come Yemen, Uganda, e isola Maurice. E come in Francia, in Italia e in Spagna, oggi anche in queste zone le comunità manifestano per i loro diritti. Ma, al contrario di molte altre, sono costrette a farlo di nascosto alle autorità.

Fonte: La Repubblica

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