Diritti in ostaggio – Intervista a Sergio Rovasio
di Sabrina Deligia [28 apr 2010] Da Cronache Laiche
”Molti psicologi e psichiatri hanno dimostrato che non c’è nessun collegamento fra celibato e pedofilia, ma molti altri hanno dimostrato che c’è una relazione fra omosessualità e pedofilia”. Parola di Tarcisio Bertone, Santiago del Cile, Annodelsignore: 12 aprile 2010.
Un’affermazione, quella del segretario di stato vaticano, che ha suscitato l’immediata reazione delle associazioni cilene in difesa dei diritti degli omosessuali, ma anche di quelle italiane che sabato scorso per protesta sono scese in piazza – in contemporanea a marce e sit-in di protesta in diversi Paesi del mondo – “contro l’omertà delle gerarchie cattoliche nei confronti dei reati di pedofilia e contro le indegne dichiarazioni diffamatorie di Bertone”.
Dell’insosteniblità politica e sociale della Chiesa ne parliano con Sergio Rovasio, tra i fondatori della Lega Antiproibizionista e dal marzo 2008 segretario dell’Associazione “Certi Diritti”. Sua, insieme a Rete Lenford, la battaglia aperta nei Tribunali e poi alla Consulta, per il matrimonio omosessuale.
Partiamo dall’ultimo fatto di cronaca. E’ stato un sabato di manifestazioni per ribadire, se ce ne fosse ancora necessità, che le organizzazioni, le realtà Lgbtq, sono a fianco delle vittime abusate dal clero cattolico. E soprattutto condannano l’insensato (quanto antiscientifico) accostamento tra la pedofilia e l’omosessualità sostenuto dal cardinale Bertone (ma non solo). Lo scandalo pedofilia è riuscito a mostrare una Chiesa (ma anche uno Stato, quello Vaticano) inadeguato alla società, alla realtà. Ma non sembra aver scalfito le radici del ”potere temporale”. E “certi diritti” ne fanno le spese. Come se ne esce?
Siamo in un paese che calpesta quotidianamente i riferimenti democratici e quindi della giustizia; come se ne esce è proprio una bella domanda, spesso me lo chiedo anch’io ma certamente una delle risposte è quella di non arrendersi, noi tentiamo di resistere con i radicali e l’Associazione Radicale Certi Diritti. Penso che stiamo attraversando tempi molto bui, pensi che il 20 Settembre a Porta Pia le autorità commemorano gli zuavi pontifici anziché gli eroi del Risorgimento! Oggi abbiamo un Segretario di Stato del Vaticano che dice impunemente frasi calunniose e offensive che causano danni gravissimi sul piano culturale e sociale verso le persone lgbt(e), senza che lo si possa denunciare per via dell’immunità diplomatica di cui gode. Abbiamo un paese quasi del tutto genuflesso alla casta della gerarchia vaticana che gode di un equivalente di circa 4 miliardi di euro di privilegi ogni anno e che calpesta gli stessi valori della religione cattolica sull’amore e il rispetto verso il prossimo. Uscire da questo sistema è impresa ardua.
Veniamo alle sentenza della Consulta. Il concetto di matrimonio non può essere esteso alle coppie gay perché resta un’unione tra persone di sesso diverso, ma i diritti di una coppia omosessuale devono essere garantiti e tutelati. E tocca al Parlamento farlo attraverso la legge. In sostanza la consulta ha riconosciuto il fondamento costituzionale delle unioni omosessuali. Una vittoria a metà?
Più che una vittoria mi sembrerebbe un insieme di decisioni contradditorie, in parte decisamente negative e in altre però anche positive. Negare il riconoscimento del matrimonio è già di per sé un aspetto negativo. Occorre però riconoscere che, sul piano giuridico, ci sono aperture favorevoli per la la comunità lgbt(e) almeno su tre questioni: sul riconoscimento che l’unione omosessuale, come stabile convivenza, è una formazione sociale degna di garanzia costituzionale perché espressione del diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, neppure il concetto di matrimonio è cristallizzato dall’Art. 29 della Costituzione, ciò significa che non è precluso alla legge disciplinare il matrimonio tra gay, anche se restano possibili per il legislatore soluzioni diverse; infine il fatto che il Parlamento deve legiferare e in caso di mancanza la Corte potrà intervenire per ipotesi particolari, in cui sia necessario, costituzionalmente, un trattamento omogeneo tra la coppia coniugata e la coppia omosessuale. Insomma ci sono spunti anche interessanti nella sentenza.
A proposito dell’ingerenza della Chiesa nella vita politica. Quanto può aver pesato l’appello del capo dei vescovi italiani, Angelo Bagnasco, affinché la scelta elettorale dei cittadini di osservanza cattolica si sia espressa nelle ultime regionali in difenda della tutela dei temi etici, quelli definiti dal cardinale «non negoziabili», sanzionando quei candidati favorevoli all’aborto e alla RU486?
Direi molto, purtroppo. Viste anche le paginate intere di pubblicità che alcuni media dedicano al tal monsignore o cardinale appena starnutiscono. Purtroppo l’abitudine di intervenire in campagna elettorale, a pochi giorni dal voto, così, a gamba tesa, senza alcun contraddittorio, determina questa anomalia tutta italiota. Non viene data la possibilità di avere altrettanto spazio per far capire che un conto è credere in una religione e comportarsi di conseguenza e altra cosa è affermare i valori della libertà e dell’autodeterminazione delle persone; questo causa un grande equivoco di fondo sulla pseudo libertà di espressione.
Dietro i «temi etici non negoziabili» non pensa che vi siano anche interessi d’altra natura, come la partita sui finanziamenti per la sanità privata cattolica e le stesse scuole private e cattoliche?
Ernesto Rossi, sin dagli anni ’50, era solito ammonire che “Sotto le più ferventi dichiarazioni di fede, gratta gratta, trovi la roba”. Figuriamoci oggi dove i finanziamenti e le “regalie” varie arrivano dallo Stato, dalle Regioni e dai Comuni. Dai terreni donati per costruire nuove parrocchie, ai finanziamenti per le scuole private, esplicitamente vietati dalla Costituzione, per non parlare dell’8×1000 che anche se non destinato alla chiesa cattolica viene comunque loro dato, anche se destinato allo Stato; la “roba” è davvero tanta.
La laicità all’interno dei partiti. E’ praticabile? Almeno auspicabile?
La laicità all’interno dei partiti è più che auspicabile. I nostri politici dovrebbero studiare un po’ di più gli insegnamenti di Don Sturzo e di De Gasperi sulla laicità anziché genuflettersi alla casta delle gerarchie vaticane e alimentare la cultura clerico-fascista autoritaria che nega diritti e libertà. E poi dovrebbero imparare a memoria la frase: “Reddite quae sunt Caesaris, Caesari et quae sunt Dei, Deo”. Frase non certo inventata da noi radicali “anticlericali ottocenteschi”.