Il Parlamento risponda all’invito della Corte Costituzionale: 4 anni per riconoscere alle coppie dello stesso sesso un diritto negato sono troppi

15 aprile 2014: sono passati quattro anni dalla pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale n.138 del 2010, sul matrimonio tra persone dello stesso sesso. Sentenza storica per il nostro Paese, come testimoniato anche dallo straordinario dibattito che ha suscitato nel mondo del diritto.
«L’art. 2 Cost. dispone che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Orbene, per formazione sociale deve intendersi ogni forma di comunità, semplice o complessa, idonea a consentire e favorire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione, nel contesto di una valorizzazione del modello pluralistico. In tale piccola donazionenozione è da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri».
La Consulta evidenzia la rilevanza costituzionale delle unioni omosessuali, e sottolinea come questo « riconoscimento […] necessariamente postula una disciplina di carattere generale, finalizzata a regolare diritti e doveri dei componenti della coppia». Occorre dunque una legge, un contratto privatistico non può essere la soluzione.
In tutto questo tempo il Parlamento non ha compiuto alcun passo avanti reale e significativo.
Nel frattempo la giurisprudenza italiana è andata avanti sulla strada indicata dalla Corte Costituzionale: nel febbraio 2012 il Tribunale di Reggio Emilia ha stabilito che lo straniero che abbia contratto un matrimonio fuori dall’Italia con un cittadino straniero dello stesso sesso deve essere qualificato quale “familiare”, ai fini del diritto al soggiorno in Italia; nel marzo 2012 la Corte di Cassazione ha chiarito definitivamente che la differenza di sesso non è un connotato essenziale del matrimonio. Recentemente è intervenuta anche l’Ordinanza del Tribunale di Grosseto del 3 aprile 2014 che ha accolto il ricorso di due italiani che si erano sposati a New York, ordinando la trascrizione del loro matrimonio.
Anche l’Europa ha fatto molti ed importanti passi avanti in questi 4 anni: sono ormai 10 i Paesi che riconoscono il diritto di sposarsi alle persone dello stesso sesso, tra questi Portogallo, Islanda, Danimarca, Francia e Regno Unito. Altri 17 Paesi europei riconoscono varie forme di Unione Civile.
Inoltre, nella sentenza Schalk e Kopf c. Austria (24 giugno 2010) la Corte di Strasburgo ha riconosciuto le relazioni omosessuali come piene titolari di un diritto alla vita familiare protetto dall’art. 8 della Convenzione. La Corte ha anche riconosciuto che il diritto di sposarsi non è necessariamente limitato a coppie di sesso diverso così come recita anche l’art. 9 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Lo scorso anno il Parlamento è stato sollecitato anche dal Presidente della Corte Costituzionale Franco Gallo che, di fronte al Capo dello Stato, ha ricordato  l’invito formulato nella sentenza n.138 del 2010 sottolineando che  “tali solleciti non possono essere sottovalutati” in quanto “essi costituiscono l’unico strumento a disposizione della Corte per indurre gli organi legislativi ad eliminare situazioni di illegittimità costituzionale”. In quella occasione il Presidente della Consulta ha inoltre ribadito come “queste esortazioni non equivalgono al mero auspicio ad un mutamento legislativo, ma costituiscono l’affermazione, resa nell’esercizio tipico delle funzioni della Corte, che in base alla Costituzione il legislatore è tenuto ad intervenire in materia”.
Noi riteniamo che questo silenzio del Parlamento rappresenti un grave vulnus  istituzionale, che nega a centinaia di migliaia di persone – che come coppie oggi vivono nel vuoto giuridico/istituzionale – il riconoscimento che la nostra Costituzione e la legislazione europea impongono.
Chiediamo quindi al Parlamento di rispondere al più presto alla Corte Costituzionale approvando subito una disciplina di carattere generale, finalizzata a regolare diritti e doveri delle coppie di persone dello stesso sesso e delle famiglie omogenitoriali, riconoscendo un diritto fondamentale da troppo tempo ignorato.
 
Primi Firmatari.
1. Sergio Agrifoglio, Ordinario di Diritto amministrativo, Università di Palermo
2. Vittorio Angiolini, Ordinario di Diritto costituzionale, Università di Milano
3. Marco Balboni, Associato di Diritto dell’Unione europea, Università di Bologna
4. Paolo Bianchi, Ordinario di Diritto costituzionale, Università di Camerino
5. Roberto Bin, Ordinario di Diritto costituzionale, Università di Ferrara
6. Giuditta Brunelli, Ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico, Università di Ferrara
7. Marilisa D’Amico, Ordinario di Diritto costituzionale, Università di Milano
8. Giovanni Di Cosimo, Ordinario di Diritto costituzionale, Università di Macerata
9. Alfonso Di Giovine, Ordinario di Diritto costituzionale comparato, Università di Torino
10. Carlo Fusaro, Ordinario di Diritto elettorale e parlamentare, Università di Firenze.
11. Silvio Gambino, Ordinario di Diritto pubblico comparato, Università della Calabria
12. Jörg Luther, Ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico, Università del Piemonte Orientale
13. Stefano Merlini, Ordinario di diritto costituzionale, Università di Firenze
14. Roberto Miccù, Ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico, Università La Sapienza – Roma
15. Giovanni Moschella, Ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico, Università di Messina
16. Roberto Pinardi, Ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico, Università di Modena e Reggio Emilia
17. Andrea Pugiotto, Ordinario di Diritto costituzionale, Università di Ferrara
18. Saverio Regasto, Ordinario di Diritto pubblico comparato – Università di Brescia
19. Paolo Ridola, Ordinario di Diritto pubblico comparato, Università La Sapienza – Roma
20. Roberto Romboli, Ordinario di Diritto costituzionale, Università di Pisa
21. Antonio Saitta, Ordinario di Diritto costituzionale Università di Messina
22. Roberto Toniatti, Ordinario di Diritto costituzionale comparato, Università di Trento
23. Mauro Volpi, Ordinario di Diritto costituzionale, Università di Perugia
 
FIRMA L’APPELLO!

Hanno già sottoscritto:

  1. Ileana Alesso, Avvocato Amministrativista e Cassazionista, Foro di Milano
  2. Massimo Clara, Avvocato Cassazionista, Foro di Milano
  3. Marco Gattuso, Giudice presso la seconda sezione civile del Tribunale di Bologna
  4. Filomena Gallo, avvocato, docente ac Università di Teramo, Segretario nazionale Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica
  5. Rita Bernardini, Segretario nazionale di Radicali Italiani
  6. Marco Cappato, Consigliere comunale a Milano e Tesoriere Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica
  7. Michael Cashman, Membro del Parlamento Europeo (S&D)
  8. Niccolò Rinaldi, Membro del Parlamento Europeo (ALDE)
  9. Cecilia Wikström, Membro del Parlamento Europeo (ALDE)
  10. Sophia in ‘t Veld, Membro del Parlamento Europeo (ALDE)
  11. Eva Lichtenberger, Membro del Parlamento Europeo (Verdi)
  12. Mikael Gustafsson, Membro del Parlamento Europeo (Confederal Group of the European United Left – Nordic Green Left)
  13. Sarah Ludford, Membro del Parlamento Europeo (ALDE)
  14. Marco Taradash, Consigliere Regionale in Toscana
  15. Ilda Curti, Assessore Pari Opportunità Comune di Torino e membro della Direzione nazionale PD
  16. Rudi Russo, Consigliere Regionale in Toscana
  17. Aurelio Mancuso, Equality Italia
  18. Mina Welby, co-presidente Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica
  19. Alessandro Cecchi Paone, conduttore televisivo e giornalista
  20. Monica Coscioni
  21. Francesco Cuccù, studente
  22. Oscar Tita, studente
  23. Stefano Tomassini, avvocato
  24. Claudio Giuseppe Scaldaferri, Calabria
  25. Daniela Amati, Bergamo
  26. Fabio Rinaldi
  27. Ottavio Marzocchi, funzionario del Parlamento Europeo

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