"Facile indignarsi ora, sulla Cecenia abbiamo fatto l’impossibile"

Riproponiamo l’intervento di Sivja Manzi e Igor Boni, iscritti a Certi Diritti e membri della Direzione nazionale di Radicali Italiani, che per anni con il Partito Radicale hanno denunciato i crimini di guerra e le violazioni subite dal popolo ceceno da parte delle truppe paramilitari di Putin.
ceceni“La tragedia che colpisce le persone omosessuali in Cecenia sta inorridendo il mondo. Ma le tragedie non accadono per caso, né all’improvviso. Chi – nella politica e nelle istituzioni – oggi si sorprende e si indigna è, nella migliore delle ipotesi, ipocrita, nella peggiore complice. Perché ciò che accade oggi in Cecenia è diretta conseguenza dell’indifferenza di chi poteva intervenire e ha scelto di non farlo. Lasciando la Cecenia e i suoi abitanti nelle mani di Putin e del suo scherano Kadyrov. Lasciando che la Cecenia divenisse, perciò, un buco nero della democrazia e dei diritti umani e civili. È l’ennesima dimostrazione – come se la Storia non ci avesse già dato abbondati prove – che la realpolitik non solo non paga ma genera mostri. Mostri che poi vengono a divorare anche le nostre buone coscienze.
Il ruolo di Cassandre non ci piace ma come radicali sulla Cecenia abbiamo fatto letteralmente l’impossibile; lo abbiamo fatto per tempo, nel 2002, nel 2003, nel 2004 e negli anni successivi, quando una presa di posizione unanime della Comunità internazionale, dell’Europa, dell’Occidente, avrebbe potuto fermare la barbarie di due guerre e di una strage perpetrata con premeditazione dalle truppe di Putin e dai suoi accoliti.
Abbiamo proposto all’Europa un piano di pace sostenuto dal legittimo governo ceceno del Presidente regolarmente eletto Maskhadov (poi assassinato dai militari russi), abbiamo raccolto firme di centinaia di parlamentari e decine di migliaia di cittadini, abbiamo portato il ministro Umar Kambiev in Italia, a Bruxelles, a Strasburgo, per decine di iniziative; abbiamo fatto decine e decine di giorni di digiuno; abbiamo manifestato per centinaia di ore in ogni angolo d’Italia e in molte capitali europee, di fronte a consolati e all’ambasciata russa. Abbiamo denunciato le elezioni truffa organizzate da Putin in Cecenia, non diverse da quelle tenute recentemente in Crimea. Abbiamo perso Antonio Russo (giornalista di Radio Radicale) torturato e poi ucciso dai servizi segreti russi per aver raccolto le prove dell’uso di armi non convenzionali e dei crimini commessi.
La stragrande maggioranza delle forze politiche e dei politici italiani ed europei ha girato la testa dall’altra parte, abbandonando chi era stato regolarmente eletto; lasciando milioni di ceceni in balia di una violenza inaudita che ha cancellato la storia di un intero Paese radendo al suolo la capitale Grozny e annientato una intera classe dirigente; ignorato quei giornalisti che hanno cercato di raccontare ciò che stava avvenendo, a rischio della propria vita, una su tutte Anna Politkovskaja (ricordiamo i suoi funerali dove l’unico politico italiano presente era Marco Pannella).
Oggi molti di quei silenti si scandalizzano per il trattamento degli omosessuali; troppo facile, troppo comodo e troppo poco! Noi diciamo che quando si violano i più banali diritti umani e si lascia correre si diviene complici diretti dei crimini che accadono e di quelli che verranno. Quindi nulla di cui stupirsi oggi: è la naturale prosecuzione della vergogna che è stata accettata”.

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