Che fine ha fatto il portale nazionale LGBTI? E' passato un mese dalla sua presentazione all'Unar ma non è ancora stato pubblicato nulla

Internet1Il 4 giugno 2015 durante una conferenza stampa presso l’UNAR, alla presenza dell’On. Martelli, della senatrice vicepresidente del Senato Fedeli e tanti altri ospiti, è stato presentato il Portale Nazionale lgbti, creato all’interno della Strategia nazionale lgbti e destinato a descrivere ed offrire documentazione specifica su queste tematiche. Il portale appare ricchissimo di documentazione, di contenuti, di richiami e di analisi, e così come presentato riporta fedelmente tutte le posizioni esistenti sulla materia.
Il portale è una delle azioni previste dalla Strategia nazionale che è figlia di una Raccomandazione del Consiglio d’Europa del 2010 in seguito alla quale l’Italia, insieme ad altri Paesi, fu invitata ad adottare ed implementare una strategia specifica per colmare il divario esistente.
Parte della Strategia fu affidata al Comune di Torino, che attraverso il Servizio lgbti l’ha applicata, ed ha coordinato e realizzato il grandissimo lavoro in essa previsto. Tra cui quello della realizzazione del portale. Dopo circa 2 anni il portale sarebbe quindi pronto per essere messo online.
Ma stranamente durante la conferenza stampa è stato annunciato che lo stesso portale non sarebbe stato messo on line e dopo le richieste delle associazioni presenti è stato detto che ci voleva ancora una settimana, per motivi tecnici.
“E’ passato un mese da quella data ed ancora del portale non si vede traccia: possibile che le “questioni tecniche” non potessero essere affrontate e risolte prima, visto che il Progetto è durato 2 anni? E’ vero che si tratta solo di questioni tecniche e non si intende mettere mano ai contenuti dello stesso? Sono state già individuate le risorse necessarie per l’implementazione e la gestione del sito che, così come è stato presentato, necessità di grande lavoro redazionale per renderlo sempre aggiornato ed utile?”, si chiede Yuri Guaiana, segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti, che conclude: “Noi aspettiamo fiduciosi”.

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