Certi Diritti: Ministra Giannini inadeguata su strategia nazionale e portale LGBT

camera“La Ministra Giannini infatti rispondendo ieri alla Camera nel question time su interrogazioni presentate da Costantino, Meloni e Carocci si dimostra totalmente inadeguata”, lo dichiara Yuri Guaiana, segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti.
Come è noto lo scorso 4 giugno alla presenza della deputata Giovanna Martelli l’UNAR ha presentato un Portale lgbti prodotto dopo un lungo lavoro entro la Strategia nazionale lgbti che il Consiglio d’Europa ci ha invitato ad adottare. Ebbene, stupendo molti, il Portale è stato sia presentato che enfatizzato ma è stato detto che non era ancora pubblicabile per motivi tecnici! È stato anche dichiarato che entro una settimana sarebbe stato pubblicato, ma ad oggi quel sito invece non è ancora online, alimentando i forti dubbi che in tante/i abbiamo sulle volontà censorie che il Governo intenderebbe adottare.
Non solo, ma contro l’evidenza del fallimento di un’altra iniziativa, quella formativa nei confronti dei dirigenti del MIUR su questi temi, a sua volta fatta senza il coinvolgimento delle associazioni lgbti italiane e con scarsissima efficacia, il MIUR stesso ha fatto sapere che la continuazione delle attività dell’asse educazione sarà gestita dal MIUR stesso senza il coinvolgimento di tutte le strutture coinvolte da UNAR in precedenza.
La Ministra Giannini non ha detto nulla su queste due cose fondamentali, ed è stata molto ambigua sull’inserimento della cosiddetta teoria del gender nelle scuole. Invece di dire chiaramente che si tratta di una fandonia, visto che non esiste nessuna teoria del gender, né accade niente di quello che i fomentatori di falsità paventato avvenga nelle scuole, si è trincerata dietro generiche dichiarazioni contro il bullismo e le discriminazioni, elencando vecchie iniziative e affermando che il MIUR avrebbe coordinato il tavolo sull’educazione della Strategia nazionale, cosa che non ci risulta affatto.
“La verità invece è purtroppo che abbiamo una Ministra dell’Istruzione incapace di rispondere come si dovrebbe all’aggressività ed al cumulo di menzogne così come sono state dette e ripetute anche in aula sulla cosiddetta teoria del gender”, conclude Guaiana.

(Iniziative volte a dare attuazione agli impegni derivanti dalla strategia nazionale LGBT 2013-2015 e dalla Convenzione di Istanbul – n. 3-01565)

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  PRESIDENTE. La deputata Celeste Costantino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3–01565 (Vedi l’allegato A – Interrogazioni a risposta immediata)(Vedi All. A).

  CELESTE COSTANTINO. Grazie, Presidente. Nel 2013 l’Italia ha aderito attraverso il Dipartimento per le pari opportunità e l’Ufficio nazionale antidiscriminazione al programma del Consiglio d’Europa che adottava la strategia nazionale LGBT, il cui obiettivo è prevenire e contrastare le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. Nel 2015 è stata confermata la pubblicazione on line del portale LGBT, che fa parte appunto della strategia nazionale sopraccitata e per cui erano stati stanziati dei fondi di cui on line non si ha ancora traccia a distanza di venti giorni. C’è un clima molto pesante in Italia, in cui addirittura una dirigente scolastica emette una circolare in cui mette in guardia le famiglie dei propri studenti da una fantomatica e inventata teoria del gender, screditando e diffamando le associazioni che operano in questo settore.
Chiediamo quindi alla Ministra quali impegni intenda assumersi attraverso la strategia nazionale LGBT, la Convenzione di Istanbul nel contrasto all’omofobia, agli stereotipi e alla violenza di genere.

  PRESIDENTE. La Ministra dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.

  STEFANIA GIANNINIMinistra dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Grazie, Presidente. Onorevole Costantino, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca promuove attivamente e con continuità tutte le iniziative che pertengono alla prevenzione del contrasto di ogni tipo di violenza e di discriminazione, con riferimento specifico anche al tema della discriminazione sessuale dell’omofobia, proprio in ottemperanza ai trattati internazionali e alle convenzioni che lei citava, in particolare la Convenzione di Istanbul, ratificata due anni fa dal Parlamento della Repubblica.
In questo senso sintetizzo le azioni fondamentali. Il contributo del Ministero all’elaborazione del piano nazionale straordinario contro la violenza sessuale di genere che è stato recentemente approvato e coordinato dal gruppo di lavoro Pag. 81sull’educazione della task force interistituzionale in attuazione del decreto-legge n. 93 del 2013. La partecipazione attiva alla settimana nazionale contro la violenza e la discriminazione promossa anche nel corrente anno scolastico dal Ministero in collaborazione con il Dipartimento per le pari opportunità – in questo caso ricordo che il Ministero ha finanziato specificamente con un importo di 500 mila euro progetti che nelle singole scuole fossero in grado, e sono in corso di valutazione i risultati di questa iniziativa- fossero in grado di sensibilizzare e produrre una cultura della lotta alla discriminazione di ogni sorta, con particolare riferimento a quella di genere.

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  Terza attività importante, forse la più importante perché strutturale e con intento strategico, è l’emanazione delle linee di orientamento per le azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo, ivi incluso anche il caso dell’omofobia, per dare alle scuole un contesto pedagogico e una cornice pedagogica in cui inserire le precedenti iniziative e tutte quelle che seguiranno anche a seguito dell’approvazione – ci auguriamo imminente – del disegno di legge della buona scuola che prevede specificamente un’intensificazione di questo tipo di sensibilità nelle scuole italiane. Ricordo, a tale riguardo, che in questo ambito il Ministero coordina anche il progetto Safer Internet Center Italy (SIC) che ha l’obiettivo specifico della salvaguardia dell’uso di Internet e di tutti gli strumenti telematici per questo specifico capitolo.
Infine, gli interventi di formazione a livello nazionale rivolti specificamente alle figure apicali, cioè ai dirigenti scolastici delle scuole italiane in merito alla strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.
Voglio sottolineare, in conclusione, che c’è, a fianco di tutte queste iniziative proattive, un lavoro di vigilanza, di controllo e di monitoraggio di tutte quelle iniziative particolari – concludo, signor Presidente –, ivi inclusa l’iniziativa della dirigente scolastica di «Via P. A. Micheli» che in questi giorni è oggetto di attenta valutazione da parte del Ministero, previa visita ispettiva e acquisizione della documentazione e, naturalmente, invito immediatamente accolto al ritiro della circolare.

  PRESIDENTE. La collega Costantino ha facoltà di replicare, per due minuti.

  CELESTE COSTANTINO. Grazie Presidente, signora Ministro, non sono soddisfatta di questa risposta, perché intanto non ha risposto rispetto ai finanziamenti del portale, sul perché c’è questo ritardo ed è oggetto dell’interrogazione. Quindi, ha già mancato la risposta, perché in questo momento non abbiamo capito perché questi fondi che sono stati stanziati non sono attivi. E questo è il primo punto.Pag. 83
La seconda questione, invece, è inerente a queste parole: sensibilizzazione e linee di orientamento. Noi vogliamo capire chi è che le fa e come vengono applicate. Infatti, se dobbiamo seguire esattamente cosa ci dicono i trattati che noi abbiamo ratificato, questa parola, che viene chiamata «sensibilizzazione», invece ha un nome bene preciso che si chiama «introduzione all’educazione e all’affettività nelle scuole»: articolo 14 della Convenzione di Istanbul. Quindi, non si riesce a capire perché il Governo continua a utilizzare parole vacue, che non hanno nessuna ricaduta pratica e concreta, e non fa invece quello che l’Europa ha chiesto di fare.
Tra l’altro, siamo l’unico Paese, insieme alla Grecia, a non aver previsto nel proprio ordinamento scolastico l’educazione all’affettività e stiamo anche rischiando che chi in questi anni ha portato avanti questi progetti all’interno delle scuole si veda anche diffamato in maniera grave, come è avvenuto sabato, a Piazza San Giovanni, dove hanno partecipato anche rappresentanti di questo Governo, in cui in quel palco del family day veniva detto che il femminicidio in qualche modo si può giustificare nel momento in cui sono le donne che abbandonano i propri mariti.
Voi con il vostro silenzio non state facendo altro che alimentare una regressione culturale fortissima e state dimostrando che non c’è nessuna volontà politica a voler combattere le discriminazioni sessuali e gli stereotipi di genere.

(Interventi in relazione ad iniziative sulla cosiddetta teoria del gender promosse in ambito scolastico – n. 3-01566)

  PRESIDENTE. L’onorevole Giorgia Meloni ha facoltà di illustrare l’interrogazione Rampelli ed altri n. 3–01566 (Vedi All. A), concernente interventi in relazione ad iniziative sulla cosiddetta teoria del gender promosse in ambito scolastico (vedi l’allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.

  GIORGIA MELONI. Grazie Presidente, Ministro Giannini, il tema è più o meno lo stesso della collega che mi precede anche se la lettura personale e del mio movimento alla questione è diametralmente opposta.Pag. 84
Siamo qui anche noi per accendere i riflettori su una grande manifestazione – vi hanno partecipato più di un milione di persone, anche al di là delle aspettative degli organizzatori – che si è tenuta lo scorso sabato a Roma e nella quale si chiedeva a gran voce a questo Governo la valorizzazione e la difesa della famiglia, abbandonata completamente da questo Governo, evidentemente in altre faccende affaccendato. Una manifestazione nella quale, soprattutto, si chiedeva e si accendevano i riflettori sul tema della diffusione della cosiddetta teoria del gender all’interno delle scuole, cioè della diffusione nelle scuole di ogni ordine e grado, asili compresi, per il tramite di opuscoli, testi scolastici, attività e aggiornamenti, di quella tesi secondo la quale il sesso è una cosa, il genere è un altro e dobbiamo far sapere ai nostri bambini quali sono tutti i possibili generi ai quali dovrebbero poter appartenere, così che possano liberamente scegliere.
Noi siamo per…

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIORGIA MELONI. Concludo, Presidente. Noi siamo per chiedere di fermare questa follia e vorremmo sapere cosa intende fare il Governo.

  PRESIDENTE. La Ministra dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  STEFANIA GIANNINIMinistra dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Signor Presidente, onorevole Meloni, proprio lei ha detto – e non posso che condividere – che il tema è sostanzialmente lo stesso posto dall’onorevole Costantino, ma ovviamente affrontato con un punto di vista diverso.
Io con piacere e per dovere riferirò, anche in questo caso, per rispondere al suo specifico quesito, quali sono le iniziative e qual è la cultura educativa che il Ministero dell’istruzione sta con attenzione e continuità ponendo rispetto ai temi della lotta alla discriminazione e della prevenzione della violenza, di ogni forma di violenza, anche specificamente quella di genere, dell’omofobia, del cyber-bullismo, e quali sono le attività e le iniziative strutturali che questo Ministero – non solo per una Pag. 85volontà di politica nazionale ma per l’inserimento di questa politica all’interno di una cornice internazionale a partire dal Consiglio d’Europa, per arrivare alla ratifica dei trattati internazionali già citati, specificamente la Convenzione di Istanbul – sta attuando; quindi, le linee di formazione del personale della scuola in relazione al tema della violenza e della discriminazione di genere, la promozione dell’educazione, dell’informazione e della formazione degli studenti per prevenire la violenza nei confronti delle donne, la discriminazione di genere e l’omofobia. Episodi anche di cronaca talvolta drammatici ci hanno, credo come cittadini, indotto alla necessità di riflettere su quanto anche la scuola debba contribuire su questo piano specifico.
Altra questione, veramente altra questione è, invece, l’introduzione della cosiddetta «teoria del gender», da lei citata, che ha un contesto culturale diverso che non coincide con questa cultura inclusiva e solidale delle linee di Governo, che si ispirano ai trattati internazionali e al modello educativo che in cornice europea viene ovviamente e continuativamente sostenuto da tutti gli Stati membri, con differente finalità.
Io voglio ricordare che il Ministero ha anche coordinato il sottogruppo di lavoro dedicato all’educazione nell’ambito di questa task force interistituzionale che è costituita presso il nostro Governo per dare attuazione al piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere. E io credo che questo tipo di attività, ivi incluse le linee guida per l’orientamento su questi temi, siano un dovere educativo e un elemento fondamentale che nulla ha a che fare con la teoria del gender ma che è, diciamo, il principio di una scuola inclusiva, di una scuola che non confonda la tolleranza con altri atteggiamenti che nel bambino si producono con forme anche di violenza implicita e inconsapevole, ma che poi nella vita adulta possono diventare episodi drammatici.

  PRESIDENTE. La deputata Giorgia Meloni ha facoltà di replicare. Ha due minuti.

  GIORGIA MELONI. Signor Presidente, Ministro, io la ringrazio perché lei chiaramente ci aiuta a fare una distinzione che è importante sul tema delle parole. Molto spesso si confonde la lotta alla discriminazione, che è questione sulla Pag. 86quale siamo tutti mobilitati, con il tentativo di imporre a bambini di 3, 4, 5, 6 anni ideologie legate ai loro presunti futuri orientamenti sessuali. Chiaramente tutti siamo mobilitati sulla necessità di utilizzare anche la scuola per combattere ogni forma di discriminazione, tenendo presente che, come sempre, per combattere la discriminazione non si parte dall’annullamento delle differenze, si parte dal rispetto della differenza, che è una cosa diversa. Per cui dire che noi, per combattere la discriminazione sessuale, dobbiamo insegnare ai bambini che non hanno una differenza sessuale e che il genere nulla c’entra con la sessualità biologica, perché una cosa è il sesso biologico, ma il genere è una cosa che tu ti scegli liberamente tra 50 opportunità che ti distribuiamo e raccontiamo in un opuscolo a bambini di 3, 4, 5 e 6 anni, francamente non è lotta alla discriminazione, è un’altra cosa. È un’altra cosa che non vogliamo vedere nella nostra società, è un’altra cosa della quale probabilmente non dovrebbe occuparsi la scuola italiana, che si deve occupare di tante altre cose delle quali non sempre riesce a occuparsi.

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(Iniziative volte a sensibilizzare gli studenti sul tema della cultura della differenza, anche al fine di prevenire nelle scuole il bullismo basato sull’omofobia – n. 3-01567)

  PRESIDENTE. La deputata Maria Grazia Rocchi ha facoltà di illustrare l’interrogazione Carocci ed altri n. 3–01567 (Vedi All. A), concernente iniziative volte a sensibilizzare gli studenti sul tema della cultura della differenza, anche al fine di prevenire nelle scuole il bullismo basato sull’omofobia (Vedi l’allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.

  MARIA GRAZIA ROCCHI. Grazie, Presidente, signora Ministra, il tema è analogo a quello affrontato e declinato ovviamente secondo un altro aspetto.
Leggiamo dalla cronaca quotidiana dei rapporti conflittuali, spesso anche violenti, che connotano il comportamento e le relazioni dei giovani, spesso giovanissimi, e questo ci riporta all’attenzione il tema di un’educazione e di un’attenzione profonda all’educazione all’affettività e soprattutto a quei comportamenti atti a superare nella scuola gli atteggiamenti discriminatori, gli atteggiamenti di contrasto alle differenze e gli atteggiamenti che diano puntuale attenzione ai principi di pari opportunità, di dignità e antidiscriminatori che comunque sono principi fondanti della nostra Carta costituzionale.
Dunque, alla luce anche delle già richiamate direttive comunitarie e degli accordi internazionali, nonché dei fatti di cronaca che sono stati portati alla luce…

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MARIA GRAZIA ROCCHI. Concludo subito, Presidente. Chiedo al Ministro quali azioni intenda intraprendere per favorire, incoraggiare e anche vigilare sul rispetto puntuale delle raccomandazioni e dei trattati.

  PRESIDENTE. La Ministra dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.

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  STEFANIA GIANNINIMinistra dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Grazie, signor Presidente, onorevole Carocci, mi corre l’obbligo della sintesi per una parte di replica all’intervento, che coincide parzialmente con quanto espresso prima dalle onorevoli Costantino e Meloni, pur da differenti punti di vista.
Il fenomeno specifico del bullismo e del cyberbullismo è sicuramente un fenomeno preoccupante, con indici di aumento quantitativo nel mondo della scuola, o comunque dell’infanzia, dell’adolescenza o della prima giovinezza nel nostro Paese e gli episodi di cronaca ce lo testimoniano. Di fronte a questo specifico tema, il Ministero – come lei ben sa – non sta, non è stato e non starà con le mani in mano. Cito come iniziativa strutturale e permanente fondamentale le linee di orientamento già evocate prima che hanno proprio il tema del bullismo e del cyberbullismo come obiettivo fondamentale di diffusione di una cultura del rispetto, della tolleranza, della conoscenza e dell’affermazione di un’identità che non esclude, ma accoglie la diversità, di qualunque tipo essa sia.
Tuttavia, mi permetto di dare uno spunto in più che deriva dalla richiesta da parte sua di quali iniziative in prospettiva il Governo voglia attivare e, allora, su questo, io non posso che citare lo specifico riferimento, in particolare al comma 16 – se non ricordo male – nel nuovo articolato del testo in discussione in queste ore al Senato, del disegno di legge sulla buona scuola, in cui si fa uno specifico richiamo e uno specifico riferimento alla previsione che il piano triennale dell’offerta formativa possa e debba contenere l’attuazione di questi principi, cioè principi di pari opportunità, di educazione alla parità tra i sessi, di prevenzione della violenza di genere e di discriminazione di ogni sorta e che quindi sia, come dire, il sostrato pedagogico, educativo e culturale per poter prevenire quegli episodi che talvolta drammaticamente richiamano in maniera isolata la nostra attenzione su una devianza di comportamento.
Quindi, l’attività è intensa; è recente ma anche passata ed attuale e, soprattutto nella prospettiva del nuovo anno scolastico, sarà strutturale e permanente.

  PRESIDENTE. La deputata Carrocci ha facoltà di replicare per due minuti.

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  MARA CAROCCI. Presidente, Carocci con una sola erre.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa: Carocci. Chiedo scusa.

  MARA CAROCCI. Di niente. Dovrebbe essere scontato, signora Ministra – ma pare che non sia così – che a scuola si debba educare al rispetto delle differenze in attuazione dei principi della Costituzione.
Se vogliamo che una scuola sia veramente quella delle pari opportunità si deve educare innanzitutto al rispetto della persona e, per educare al rispetto, si deve informare.
Lei ci ha già raccontato quali saranno le azioni del Ministero per il prossimo futuro.
Quindi, non sto a ripetere ciò che è già stato detto dalle colleghe, ma mi sembra che un obiettivo importante sarebbe anche quello di contrastare la disinformazione costante che viene fatta. Lei ha citato il disegno di legge attualmente in discussione; ebbene, si dice che in questo disegno di legge si introduce l’educazione gender, cosa assolutamente non vera.
Quindi, la corretta informazione mi sembra che dovrebbe essere una delle priorità. Come pure è stato detto, anche poco fa, che vengono distribuiti agli alunni, addirittura di pochi anni, opuscoli. Questo non è mai successo; ci sono stati degli opuscoli preparati per i docenti, proprio per formali ed informarli.
Si devono ascoltare i genitori sicuramente. Però, secondo me, anche per una maggiore rappresentatività dei genitori che vengono ascoltati, forse si dovrebbero sentire anche coloro che sono stati eletti negli organi collegiali, forse più rappresentativi di altre organizzazioni, che non si sa bene, poi, quanti iscritti veramente abbiano.

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