NON FINANZIARE CHI ODIA E DISCRIMINA. DAI L’8 X 1000 ALLA CHIESA VALDESE

NO ALL’8 X 1000 ALLA CHIESA CATTOLICA: L’ASSOCIAZIONE RADICALE CERTI DIRITTI LANCIA LA CAMPAGNA: “NON FINANZIARE CHI ODIA E DISCRIMINA’. L’8 X 1000 ALLA CHIESA VALDESE”.

L’Associazione Radicale Certi Diritti ha deciso di promuovere la campagna:

comunicazione umana

‘No finanziare chi  odia e  discrimina! Il tuo 8X1000 dallo alla Chiesa Valdese’.

Gli iscritti e i sostenitori dell’Associazione Radicale Certi Diritti invitano a boicottare il versamento dell’8X1000 alla Chiesa Cattolica e di versare la quota alla Chiesa Valdese.

La somma ricevuta dalla Chiesa Valdese grazie all’8X1000 non può essere usata per alcuna attività religiosa, ma esclusivamente per progetti sociali, assistenziali e culturali. L’obiettivo è di assegnare almeno il 30% a progetti per combattere la fame nel mondo, e di non superare il 5% per le spese di pubblicità e di gestione (in realtà nel 2004 la somma di queste due voci ha raggiunto il 6,88%; lo 0,38% è stato speso per il personale). Ogni anno viene pubblicato un resoconto molto dettagliato delle spese, che elenca tutti i progetti finanziati e la relativa spesa.


Ripartizione delle scelte inespresse (da Wikipedia)

L’aspetto più controverso dell’8 per mille è la ripartizione delle scelte inespresse. Tale ripartizione è attualmente effettuata secondo un criterio proporzionale rispetto alle scelte espresse. Questo criterio, che secondo le principali critiche violerebbe di fatto il principio di equo sostegno alle confessioni religiose su cui avrebbe dovuto basarsi il sistema dell’otto per mille, fu definito già nel 1984 “una mostruosità giuridica” dallo storico Piero Bellini in un suo articolo per Il Sole 24 Ore, e criticato da diverse personalità del mondo laico e dello stesso mondo cattolico, compreso l’ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.

Secondo molti critici il sistema si configura dal punto di vista giuridico come una sorta di votazione su una imposta (in cui chi non ha espresso una preferenza non viene considerato). Il fatto che i cittadini non possano esprimersi direttamente su una imposta, infatti, è un fatto ampiamente acquisito nella civiltà giuridica dei paesi occidentali, e anche la Costituzione vieta espressamente referendum in materia tributaria e di bilancio (art. 75). L’analoga iniziativa del Cinque per mille, che ha lo scopo di finanziare la ricerca ed il non profit, prevede che in caso di non espressione di una preferenza il gettito venga incamerato dallo Stato: in questo modo il cittadino può disporre soltanto del 5×1000 calcolato sulla propria IRPEF, e non influenza in alcun modo l’utilizzo del denaro di chi non ha espresso preferenza.

I dati più recenti disponibili indicano che l’otto per mille dell’Irpef sui redditi del 2000 ammontava ad 897.077.447 euro. Di questi, ricordando che è tenuto a presentare la dichiarazione solo chi ha superato i 3.000 euro di reddito, 4.800 euro per i lavoratori autonomi, 7.500 per i pensionati e 8.000 per i dipendenti, fra chi ha presentato il modello 730 ed il modello Unico, coloro che hanno effettuato una scelta sono stati il 61,3% mentre sul totale complessivo (ivi compreso chi non è obbligato a presentare alcuna dichiarazione, ma il solo CUD), solo il 39,62% (ovvero 355.422.085 euro) è stato destinato in base alle scelte espresse dai contribuenti, il restante 60,38% (ovvero 541.655.362 euro) è stato destinato senza alcuna scelta da parte dei contribuenti. In virtù di questo meccanismo, nonostante solo il 35,24% degli aventi diritto avesse destinato nel 2000 il proprio contributo alla Chiesa cattolica, l’87.25% dell’intero gettito dell’8 per mille, pari quindi alla percentuale proporzionale delle scelte effettivamente espresse alla stessa, è stato devoluto alla CEI. Il problema è stato portato all’attenzione del Parlamento italiano nell’ambito di un’interpellanza promossa dal Coordinamento nazionale delle Consulte per la laicità delle istituzioni.

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